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    Boris Johnson “trollato” da Hugh Grant: l’attore fa trasmettere la sigla di Benny Hill fuori da Westminster

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 8 Lug. 2022 alle 09:42 Aggiornato il 8 Lug. 2022 alle 10:10

    Hugh Grant colpisce ancora: l’attore britannico protagonista delle più celebri commedie di fine anni ’90 si è preso gioco del premier Boris Johnson nel giorno in cui ha rassegnato le dimissioni dalla leadership dei Tories. In un Tweet, la star di Notting Hill ha chiesto all’attivista anti-Brexit Steve Bray, che stava organizzando una delle sue proteste “musicali” contro il governo fuori dalla Camera, di trasmettere per l’occasione anche la sigla del “Benny Hill show” fuori da Westminster. Bray ha subito dato seguito alla richiesta di Grant, e la sigla del programma comico degli anni ’80 è risuonata nei servizi televisivi che riportavano le ultime mosse del primo ministro davanti alla House of Commons.

    “Buongiorno Steve, contento che i tuoi altoparlanti siano tornati. Per caso hai da qualche parte la sigla di Benny Hill  da trasmettere?”, ha scritto l’attore su Twitter. Detto, fatto. La sigla è stata diffusa per tutto il giorno ad altissimo volume davanti a Westminster, mettendo in difficoltà i giornalisti collegati con i network britannici per riportare le notizie del giorno. E così il servizio di Sky News è andato in onda con la canzone in sottofondo, tanto che il reporter ha dovuto scusarsi con il pubblico per il “rumore”. Intanto il filmato è diventato virale. Pochi però sapevano che dietro la scenetta c’era l’attore, che nel film “Love Actually” interpreta proprio il ruolo di primo ministro a Downing Street e che non aveva mai fatto mistero della sua avversione per Boris Johnson: in passato si è speso per la campagna dello “Stay” prima del Referendum sulla Brexit e contro Johnson durante le elezioni del 2019. L’ex sindaco di Londra ha annunciato ieri il suo passo indietro dopo le polemiche innescate dai vari scandali che hanno coinvolto il partito conservatore e il governo, e che hanno portato alle dimissioni di 60 tra parlamentari e ministri Tories. Resterà in carica fino all’elezione del nuovo leader del partito.

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