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    La madre di Hevrin Khalaf, l’attivista curda uccisa dai jihadisti in Siria: “Gli americani sono i veri responsabili della morte di mia figlia”

    "Il fatto che noi siamo soli, siamo abbandonati, dice tanto sul mondo. Sul mondo che parla tanto di diritti umani, ma non difende i nostri, e ha lasciato che una giovane donna venisse assassinata in questo modo"

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 24 Ott. 2019 alle 10:56 Aggiornato il 18 Nov. 2019 alle 14:14

    La madre di Hevrin Khalaf: gli americani sono i veri responsabili della morte di mia figlia

    La madre di Hevrin Khalaf, l’attivista curda uccisa in un attentato del gruppo jihadista Ahrar al-Sharqiya, alleato della Turchia e responsabile di altre esecuzioni sommarie a Qamishli, a pochi giorni dall’inizio dell’offensiva nel nord della Siria, ha commentato la morte di sua figlia in un’intervista di Lorenzo Cremonesi apparsa sul Corriere della Sera giovedi 24 ottobre.

    “Mia figlia voleva il bene nel mondo, ha sempre lavorato per gli altri, per l’uguaglianza”, dice la madre nella casa di Derek, città del Rojava dove viveva insieme a Hevrin e dove la politica curda, segretaria del “Partito del futuro” della Siria, conservava le foto dei suoi amici caduti combattendo, le immagini di quando era una studentessa e i diplomi di laurea.

    Secondo la madre di Hevrin Khalaf la responsabilità della morte di sua figlia non è stata solo di Erdogan, ma anche e soprattutto degli americani.

    “È stata assassinata sia dalle forze filo-turche, da Erdogan che ci ha invaso, dalla violenza, ma anche dagli americani, che sono doppiamente responsabili per aver abbandonato i curdi, per averci lasciato soli dopo tutto quello che i curdi avevano fatto per l’occidente, contro l’Isis, contro il terrorismo, contro i jihadisti”, afferma la donna ripresa nel salotto della sua casa di Derek.

    “Se gli americani fossero stati qua, mia figlia non sarebbe stata uccisa, Erdogan non avrebbe potuto fare quello che fatto. E c’è anche un’altra cosa, il fatto che noi siamo soli, siamo abbandonati, dice tanto sul mondo. Sul mondo che parla tanto di diritti umani, ma non difende i nostri, non difende mia figlia, e ha lasciato che una giovane donna venisse assassinata in questo modo”, afferma addolorata la madre.

    Nella casa, tra scaffali pieni di oggetti e ricordi di Hevrin Khalaf, si vede il letto dell’attivista curda circondato e sommerso di fiori.

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