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    Haiti, omicidio del presidente Moise: arrestati due cittadini degli Stati Uniti

    Credit: EPA/Jean Marc Herve Abelard/ANSA

    Il Dipartimento di Stato americano ha offerto tutta la propria collaborazione alle autorità haitiane e negato ogni coinvolgimento della Drug Enforcement Administration (DEA), l'agenzia anti-droga degli Stati Uniti, nell'assassinio di Jovenel Moise

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 9 Lug. 2021 alle 19:32

    Due cittadini degli Stati Uniti d’America sono stati arrestati a Haiti a seguito del brutale assassinio del presidente Jovenel Moise, ucciso nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2021 nella sua residenza privata, in un agguato in cui è rimasta gravemente ferita anche la moglie e in cui sono sopravvissuti i due figli.

    La notizia è stata confermata oggi all’emittente statunitense CNBC dal Dipartimento di Stato americano, che si è impegnato a collaborare con le autorità della nazione caraibica per trovare i membri del commando responsabile dell’omicidio di Moise, sul cui corpo sono stati rinvenuti ben 12 colpi di arma da fuoco.

    “Siamo a conoscenza dell’arresto di due cittadini statunitensi a Haiti e stiamo monitorando da vicino la situazione”, ha detto all’emittente americana un portavoce del Dipartimento di Stato. “Restiamo impegnati a collaborare con le autorità haitiane nelle indagini”. Il funzionario, rimasto anonimo, non ha voluto rilasciare ulteriori commenti in merito.

    Mathias Pierre, ministro delegato per le questioni elettorali del Paese caraibico, ha identificato i sospetti, dichiarando che hanno origine haitiana. Alla stampa, Pierre ha rivelato che il 35enne James Solages e il 55enne Joseph Vincent, entrambi cittadini statunitensi, figurano tra i 15 sospetti finora arrestati dalla polizia haitiana insieme a 13 colombiani.

    Secondo le autorità locali, in tutto sono una trentina i responsabili dell’assassinio del presidente Moise, quasi tutti colombiani e due statunitensi di origine haitiana. Almeno altre 9 persone risultano ricercate per l’omicidio, mentre altre 4 sono state uccise dalle forze dell’ordine locali in uno scontro a fuoco. Il capo della polizia di Haiti, Leon Charles, ha esortato la cittadinanza ad aiutare le autorità a identificare e localizzare gli altri sospetti, ma non a “farsi giustizia da soli”.

    Intanto, il premier ad interim nonché ministro degli Esteri di Haiti, Claude Joseph, ha tenuto un colloquio telefonico con il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, mentre il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, ha confermato la collaborazione in corso tra Washington e le autorità di Port-au-Prince.

    L’omicidio di Jovenel Moise: la ricostruzione delle autorità di Haiti

    Un gruppo di individui armati, alcuni parlanti inglese altri spagnolo, ha ucciso il presidente Jovenel Moise e ferito gravemente sua moglie Martine nella loro residenza privata di Port-au-Prince nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2021, facendo precipitare la nazione caraibica in una crisi politica ancora più profonda di quella degli ultimi anni, alimentata dalla violenza delle bande armate e dalle proteste di piazza contro il governo sempre più autoritario del defunto capo dello Stato, che governava ormai a colpi di decreti.

    Secondo la polizia locale, il commando era composto da mercenari stranieri che hanno agito in maniera professionale, fingendo di essere membri della Drug Enforcement Administration (DEA), l’agenzia anti-droga degli Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato americano ha sempre negato ogni coinvolgimento della DEA nell’assassinio di Moise.

    Un video divulgato dalle autorità haitiane mostra i responsabili del cruento omicidio arrivare di notte davanti al cancello della residenza del presidente a bordo di un mezzo pesante, comportandosi come agenti delle forze di sicurezza. L’ambasciatore di Haiti negli Stati Uniti, Bocchit Edmond, ha definito i responsabili dell’omicidio “un gruppo di assassini professionisti ben addestrati, organizzati in un commando”.

    L’ex presidente è stato crivellato di colpi. L’autopsia ha infatti rilevato ben 12 colpi di arma da fuoco sul corpo del capo di Stato, compreso uno che lo ha colpito all’occhio sinistro. La moglie Martine, gravemente ferita, è stata trasferita a Miami, in Florida, per ulteriori cure. I due figli della coppia sono riusciti invece a nascondersi e a sfuggire agli aggressori.

    La crisi istituzionale in corso a Haiti

    La scomparsa di Moise, unita alla scadenza del mandato del Parlamento e del Consiglio Supremo della Magistratura e alla morte del presidente della Corte Suprema per Covid, ha gettato il Paese in una crisi istituzionale senza precedenti, consegnando il potere al premier ad interim Claude Joseph, che continua a esercitare il proprio ruolo al posto del primo ministro designato dal defunto capo di Stato, Ariel Henry, che non ha potuto giurare a causa dell’omicidio.
    Joseph ha proclamato lo Stato d’assedio a Haiti, affidando alle forze armate e ai reparti scelta della polizia il controllo del Paese, disponendo anche la chiusura dell’aeroporto internazionale della capitale Port-au-Prince. L’ambasciatore di Haiti negli Stati Uniti, Bocchit Edmond, ha chiesto un’indagine internazionale sull’omicidio e lanciato un appello agli Stati Uniti “a rafforzare la sicurezza haitiana”.

    La morte di Moise segue infatti ad anni di proteste contro il suo governo e a ripetute richieste di dimissioni. Entrato in carica nel febbraio del 2017, il defunto presidente haitiano ha ripristinato le Forze armate, sciolte nel 1995, e adottato una serie di scelte economiche e politiche impopolari, come l’aumento dei prezzi dei carburanti e la riduzione dei poteri della Corte dei Conti che indagava su importanti casi di corruzione. Le proteste innescate dall’impopolarità di Moise hanno portato negli anni alla morte di diversi dimostranti, sollevando critiche a livello interno e internazionale.

    A partire dal gennaio dello scorso anno, a seguito della scadenza dei termini della legislatura in Parlamento e dopo aver già rinviato a data da destinarsi le elezioni per il Senato nel 2018, il presidente haitiano ha continuato a governare per decreto, senza indire nuove consultazioni ufficialmente a causa della pandemia di Covid-19. Nel febbraio 2021, il Consiglio Superiore della Magistratura di Haiti ha decretato anche la fine del mandato di Moise, chiedendo di indire nuove elezioni.

    All’inizio di luglio poi è scaduto persino il mandato del Consiglio Superiore della Magistratura, rendendo di fatto il presidente della Repubblica l’unico detentore del potere reale, esercitato a colpi di decreti, senza più organi in carica legittimati al controllo.

    Soltanto lunedì 5 luglio, Moise aveva poi incaricato Ariel Henry di formare un nuovo governo con l’obiettivo di indire le elezioni e non solo. Il presidente haitiano aveva anche rilanciato l’idea di un referendum costituzionale, inizialmente previsto per il 27 giugno e poi rinviato a causa della crisi, promosso da Moise ma contestato dall’opposizione.

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