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    Ecco chi paga per i video di Israele che “aiuta” la popolazione di Gaza: un’inchiesta di Fanpage rivela come Tel Aviv usi YouTube, Google Ads e i social per influenzare l’opinione pubblica italiana

    Video creati ad arte
con l’intelligenza artificiale, telegiornali falsi
e pubblicità online e sui social: un'inchiesta di Fanpage ha rivelato chi c'è dietro

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 20 Giu. 2025 alle 14:05 Aggiornato il 20 Giu. 2025 alle 14:43

    Dagli attentati terroristici di Hamas e della Jihad Islamica in Israele del 7 ottobre 2023, il governo di Tel Aviv ha avviato una campagna
di sponsorizzazioni su Google Ads
per manipolare la narrazione sulla guerra scatenata nella Striscia di Gaza. Un’inchiesta di Fanpage.it
ha rivelato decine di annunci con migliaia di visualizzazioni, che mirano a diffondere messaggi di propaganda israeliana in Italia. La strategia si basa su filmati
creati con l’intelligenza artificiale,
spot in onda prima e durante i video caricati su YouTube,
annunci su Google e contenuti
pubblicati su Instagram, Facebook e TikTok. Ma prevede anche inserzioni nei filmati di alcuni influencer.

    Telegiornali che annunciano
attacchi di Hamas mai accertati,
bambini palestinesi che ricevono
aiuti umanitari,
milioni di pasti distribuiti a Gaza: tutto sponsorizzato
come notizie verificate. Molti di questi annunci sono stati
inseriti nella categoria
“arte/intrattenimento” su GoogleAds,
motivo per cui compaiono
come inserzioni anche
prima di video musicali
e filmati di influencer. Dietro questa campagna
si nasconde
l’Israeli Government
Advertising Agency,
che opera per vari enti
governativi
e aziende pubbliche
dello Stato ebraico.

    Anche l’influencer Adrian Rednic,
nome d’arte Caleel,
si è accorto delle inserzioni:
“Il mio non è un canale politico,
parlo di film e serie tv”, ha dichiarato a
Fanpage.
Eppure quegli spot
sono comparsi anche prima
dei suoi contenuti, ottenendo – in lingua inglese – almeno 2,5 milioni
di visualizzazioni in quattro giorni. “La versione italiana
comparsa prima dei miei video
ha raggiunto in un giorno
380mila visualizzazioni”,
ha spiegato Caleel
al portale.

    La campagna però non si limita agli aiuti a Gaza. Israele aveva infatti già sfruttato
questo metodo comunicativo
anche per attaccare
l’Agenzia Onu per i rifugiati
palestinesi (Unrwa),
diffondendo accuse infondate
sull’infiltrazione di Hamas
nell’ente delle Nazioni Unite. “Sospetto che Israele
stia pagando una cifra considerevole
per far sì che questi annunci
vengano visualizzati regolarmente”,
ha dichiarato a Wired
l’informatico della Northeastern University, Christo Wilson. Ancora oggi infatti,
a distanza di un anno
dalla prima pubblicazione,
il video contro l’Unrwa
compare tra i primi
risultati del motore di ricerca
Google.

    In Europa il Digital Service Act
impone alle aziende di rimuovere
contenuti che diffondono
propaganda violenta e fake news,
altrimenti rischiano multe fino al 6%
del loro fatturato annuo complessivo. Un dipendente di Google però ha rivelato in via anonima a Wired che il colosso americano teme di compromettere i rapporti commerciali con Israele se dovesse bandire questi spot. Intanto però la propaganda
continua a invadere il web.

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