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    Il più grande impianto a energia solare del mondo in un campo profughi si trova in Giordania

    Credit: Afp

    L'impianto da 12,9 megawatt allestito nel campo profughi di Zaatari permetterà ai circa 80mila residenti di avere accesso alla corrente elettrica per 14 ore al giorno

    Di Giuseppe Loris Ienco
    Pubblicato il 23 Nov. 2017 alle 16:39 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 07:54

    In Giordania è stato da poco attivato il più grande impianto a energia solare allestito in un campo profughi.

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    Un progetto da 15 milioni di euro e finanziato dal governo tedesco che si trova a Zaatari, al confine tra Giordania e Siria, che permetterà ai circa 80mila rifugiati siriani che vivono nel campo di mantenere accesi frigoriferi, televisori, ventilatori e luci presenti negli alloggi e ricaricare i telefoni cellulari, in modo tale da permettere loro di restare in contatto con i parenti lontani.

    Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), l’impianto da 12,9 megawatt consentirà agli abitanti del campo di Zaatari di avere accesso alla corrente elettrica per 14 ore al giorno.

    “I bambini potranno continuare a studiare e le donne saranno più al sicuro. La vita a Zaatari sarà decisamente migliore”, ha detto a Reuters Stefano Severe, rappresentante dell’UNHCR in Giordania.

    I 40mila pannelli solari, installati in un’area grande quanto 33 campi da calcio, non porteranno solo a un taglio delle emissioni di carbonio pari a 13mila tonnellate all’anno, ma anche a un risparmio annuo da parte dell’UNHCR di 5 milioni e mezzo di dollari, che potranno essere reinvestiti per finanziare altre attività o strutture a Zaatari.

    Anwar Hussein, un rifugiato siriano che vive nel campo di Zaatari, ha espresso grande soddisfazione per la novità.

    “La corrente elettrica è molto importante per noi, ne abbiamo bisogno. Quando avremo l’elettricità di giorno, i nostri bambini potranno restare a casa, senza essere costretti a giocare fuori, tra il fango e la polvere”, ha detto Hussein all’agenzia di stampa Reuters.

    Ilham, una rifugiata di 41 anni e madre di due bambini proveniente dal sud della Siria, ha detto ai funzionari dell’UNHCR: “Ora sarò in grado di lavare e asciugare i panni anche di giorno, invece di farlo di notte con il rischio di ammalarmi perché indosso abiti umidi.”

    Quello di Zaatari non è il primo impianto solare a essere stato attrezzato appositamente per far fronte a difficoltà legate a una crisi umanitaria: a maggio di quest’anno è stato costruito quello di Azraq, sempre in Giordania, mentre in ottobre la Tesla ha montato pannelli fotovoltaici a Porto Rico per ripristinare l’energia in un ospedale pediatrico dopo il passaggio dell’uragano Maria.

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