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    I genitori di Charlie Gard accusano i medici di non voler far morire il figlio a casa

    I legali della famiglia hanno chiesto ai giudici dell'Alta corte di Londra di obbligare l'ospedale di Great Ormond Street di permettere al bambino di tornare nella sua abitazione

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 25 Lug. 2017 alle 16:11 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:55

    Gli avvocati che rappresentano la famiglia Gard, nel caso giudiziario internazionale che vede confrontarsi l’Ospedale di Great Ormond Street e i genitori del bambino di 11 mesi affetto da sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, sono tornati di fronte all’Alta corte di Londra per chiedere ai giudici di riportare il figlio a casa.

    I genitori chiedono all’ospedale di rispettare la volontà della famiglia di concedere alcuni giorni di tranquillità a Charlie per dargli la possibilità di morire circondato dall’affetto dei suoi cari.

    L’udienza è stata presieduta dal giudice Nicholas Francis. Lunedì 24 luglio, i genitori del bambino avevano comunicato la propria volontà di rinunciare all’azione legale per trasferire Charlie negli Stati Uniti e sottoporlo a una cura sperimentale.

    L’avvocato aveva dichiarato all’Alta Corte che ormai per il bambino era troppo tardi e che nemmeno la cura sperimentale avrebbe avuto più possibilità di successo.

    Grant Armstrong, legale della famiglia Gard, alla presenza della mamma del piccolo Charlie, ha chiesto al giudice di intervenire per obbligare i medici dell’ospedale a lasciar tornare il bambino a casa.

    Secondo l’avvocato la struttura sanitaria britannica ha negato il consenso al trasferimento del piccolo e sta facendo di tutto per porre degli ostacoli al ritorno di Charlie a casa.

    I legali dell’ospedale londinese hanno risposto che i medici sarebbero felici di accontentare le richieste dei genitori del bambino se queste si rivelassero praticabili. Secondo gli avvocati della struttura sanitaria Connie Yates e Chris Gard hanno rifiutato ogni offerta di mediazione in materia.

    L’ospedale di Great Ormond Street sostiene infatti che il rifiuto di concedere al bambino di tornare a casa è legato alla ventilazione a cui Charlie deve essere sottoposto, una procedura che necessita di strumenti che solo una struttura sanitaria può offrire e che non possono essere trasferiti a casa della famiglia Gard.

    “Il piano delle cure dei suoi ultimi giorni di vita deve essere sicuro e salvaguardare Charlie dal provare dolore, proteggendo la sua dignità”, hanno dichiarato i medici. “Allo stesso tempo, il piano deve rispettare il desiderio dei suoi genitori sui tempi e sul luogo della sua morte”, hanno aggiunto.

    “Charlie è un bambino che richiede un trattamento speciale e le sue cure non possono essere semplificate: devono essere fornite da specialisti”, hanno concluso.

    – LEGGI ANCHELe nuove dichiarazioni dell’ospedale di Londra su Charlie Gard

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