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    Gangs of New York: così le bande criminali si sono prese la Grande Mela

    Credit: Toby Binder / Anzenberger/contrasto

    Aggressioni, sparatorie, omicidi: l’inviata di TPI racconta l’apparentemente inarrestabile escalation di violenza che ha travolto interi quartieri da Brooklyn al Queens. E l’omicidio del ricercatore italiano Davide Giri è solo l’ultimo episodio.

    Di Laura Loguercio
    Pubblicato il 11 Dic. 2021 alle 18:37

    Gangs of New York: così le bande criminali si sono prese la Grande Mela

    Tra la 123esima strada e Amsterdam Avenue, nel nord di Manhattan, due mazzi di fiori e tre candele sono poggiati ai piedi di un semaforo. Un cartello scritto a mano su un pezzo di cartone bianco recita “RIP Davide Giri. God Bless You”. Dio ti benedica. È il piccolo omaggio lasciato dai residenti della zona per ricordare Davide, il trentenne italiano accoltellato nella notte del 2 dicembre nei pressi del campus della prestigiosa Columbia University, dove stava svolgendo il dottorato in Computer Science.

    L’aggressione è avvenuta verso le 23. Giri stava rientrando da un allenamento di calcio quando Vincent Pinkney lo ha colpito allo stomaco con un coltello, uccidendolo. L’assalitore si è poi spostato nel vicino parco di Morningside dove ha ferito anche Roberto Malaspina, 27 anni, dottorando dell’Università degli Studi di Milano appena arrivato in città.

    Non si tratta di un episodio isolato. Sebbene a New York nel 2020 i tassi complessivi di criminalità siano leggermente calati rispetto al 2019, il numero di omicidi è cresciuto del 45 per cento e quello di sparatorie del 97 per cento, passando da 777 episodi prima della pandemia a 1.531. Ma la polizia non riesce a stare dietro ai criminali.

    La città di New York ha infatti un particolare metodo per misurare la sicurezza dei propri cittadini: si chiama “clearance rate” e rapporta il numero di uccisioni registrate in città in uno specifico anno con i casi di omicidio chiusi nello stesso periodo di tempo. Negli ultimi due anni questo dato è in forte discesa. Tra il 2018 e il 2019, secondo le statistiche dell’Ufficio di giustizia del sindaco, il dipartimento di polizia di New York riusciva a risolvere quasi il 90 per cento degli assassinii compiuti in città. Ma nel 2020, con l’aumento delle sparatorie e degli omicidi, siamo scesi a quasi il 60 per cento, un dato ridottosi ancora quest’anno fino al 56 per cento.

    Il problema si acuisce in caso di omicidi legati alla criminalità organizzata o al traffico di stupefacenti. Non a caso il calo dei casi risolti riguarda aree dove la presenza delle gang è più marcata, come il Bronx. Qui nel 2020 le sparatorie hanno raggiunto i livelli massimi da quasi 15 anni: da gennaio a novembre nel Bronx si sono verificate 472 sparatorie, contro le 357 del 2020.

    Parte di queste violenze – circa un terzo, secondo le autorità – sono riconducibili ai conflitti tra gang. Lo stesso Pinkney, che a 25 anni ha già scontato decine di arresti e al momento dell’aggressione si trovava in regime di libertà vigilata, sarebbe associato al gruppo degli EveryBody Killas, di base nel Queens.

    A New York il fenomeno delle gang è una minaccia concreta che si estende per tutta la metropoli creando un impero fatto di sangue, lotte di potere e rivalità alimentate da decenni di scontri tra fazioni opposte. Le gang si nascondono tra le mille luci della città e prosperano nelle sue zone d’ombra, operando spesso all’insaputa dei milioni di abitanti che ogni giorno attraversano i loro feudi.

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