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    Lo scrittore israeliano Etgar Keret: “Sappiamo già che ci sarà un’altra guerra. Israele non sa riconoscere i suoi errori”

    Etgar Keret nel 2016. Credit: Stephan Röhl/Flickr

    In un commento pubblicato dal Corriere della Sera, lo scrittore critica le scelte di Israele e sostiene: "Tutto continuerà finché non ci sarà un vero cambiamento"

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 14 Mag. 2021 alle 09:25 Aggiornato il 14 Mag. 2021 alle 09:36

    La tensione, i nuovi scontri, i raid aerei e i bombardamenti che si stanno verificando in Medio Oriente erano perfettamente prevedibili e tutto si ripeterà ancora e ancora, finché non arriverà un vero cambiamento nella politica israeliana. A sostenerlo, in un commento a sua firma pubblicato dal Corriere della Sera di oggi, è lo scrittore Etgar Keret, tra i più popolari autori israeliani della nuova generazione, conosciuto in tutto il mondo.

    “Anche se nessuno di noi ha gran voglia di capire com’è cominciato questo inferno, in cuor nostro sappiamo tutti come andrà a finire”, scrive Keret. “In risposta alla pioggia di missili letali di Hamas, che ci sta imponendo un doloroso tributo di sangue, abbatteremo altri edifici a Gaza per imporre il tributo anche al nemico e per ripristinare il vacillante meccanismo deterrente, uccideremo altri capi di Hamas che saranno subito sostituiti, e insieme con loro parecchi “non coinvolti”. Il mondo s’indignerà per la morte di civili e bambini palestinesi, noi ribatteremo al mondo che è ipocrita e con noi usa due pesi e due misure, la Corte dell’Aia pretenderà un’indagine, noi pretenderemo che la Corte prima ammetta di essere antisemita e alla fine, quando tutto sarà concluso… ricominceremo tutto di nuovo”.

    Per Etgar Keret, la recrudescenza delle violenze tra Israele e Hamas scoppiata in questi giorni è un ciclo che si ripete, e non a caso lo scrittore cita altre operazioni compiute dallo stato di Israele contro Gaza e Hamas negli ultimi anni: Margine Protettivo (2014), Pilastro di difesa (2012) e Piombo fuso (2008). Uno scenario che ora si ripete e che, secondo Keret: “probabilmente si ripresenterà fra uno o due anni”.

    Lo scrittore cita “le tensioni, i disordini, l’ingovernabilità e il senso di discriminazione presenti” nelle città israeliane di Lod, Giaffa e Gerusalemme Est, dove in questi giorni si è assistito alle rivolte di cittadini arabi israeliani. “Le scene spaventose avvenute in quelle città, assolutamente esecrabili hanno radici profonde e non si possono affrontare solo con i deterrenti e la forza”, scrive Etgar Keret.

    Qual è dunque la via d’uscita da questo circolo vizioso di violenza e distruzione? Per lo scrittore, che non è tenero nel giudicare gli errori nel mondo politico e nella reazione militare di Israele, “in un Paese normale prenderemmo atto che è necessario un cambiamento, e che proprio la creazione di un governo che includa un partito arabo potrà costituire il primo vero tentativo condiviso di risolvere il problema con gli arabi israeliani, invece che per loro. Ma noi non siamo un Paese normale, né un Paese disposto a riconoscere i propri errori. Cosa importa”, conclude Etgar Keret, “la prossima volta ci andremo giù pesante, ma pesante davvero, e metteremo fine a questa storia una volta per tutte”.

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