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    Elezioni parlamentari in Moldavia: il paese conteso tra Russia e Occidente

    Credit: Daniel Mihailescu/AFP
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 22 Feb. 2019 alle 16:19 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:36

    Domenica 24 febbraio 2019 i cittadini moldavi sono chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento e per esprimere il loro parere tramite referendum consultivo sulla riduzione del numero dei parlamentari (da 101 a 61) e sulla revoca del singolo mandato parlamentare.

    Il voto di domenica è considerato decisivo per l’orientamento geopolitico del paese, secondo gli analisti: i cittadini decideranno se Chisinau si avvicinerà alla Russia o all’Unione europea.

    Il sistema elettorale

    Il voto per il rinnovo del Parlamento si svolgerà secondo un sistema elettorale misto applicato per la prima volta nel paese e che vede in uso sia il proporzionale che il maggioritario.

    Il nuovo sistema elettorale è stato introdotto in Moldavia con una legge elettorale del 2017 e voluta dal Partito democratico di Plahotniuc. La soglia di sbarramento per entrare in Parlamento è fissata al 6 per cento per i partiti all’8 per le coalizioni.

    Per formare il nuovo governo un partito o un’alleanza deve avere 51 parlamentari (ossia il 50 per cento+1), ma secondi gli ultimi sondaggi difficilmente una delle formazioni politiche esistenti riusciranno a raggiungere questo risultato.

    I candidati e i partiti

    I candidati che si sono presentati alle elezioni per ricoprire i 101 seggi disponibili sono 954.

    I partiti e le coalizioni sono: il Partito dei socialisti della Moldavia (PSRM), che può contare sul sostengo dell’attuale presidente Dodon e il cui leader è Zinaida Greceanii; il Partito democratico di Moldavia (PDM) del magnate Vladimir Plahotniuc; il Partito azione e solidarietà (PAS), di centro-destra e guidata da Maia Sandu; Piattaforma dignità e verità (PPPDA) di centro-destra e con a capo Andrei Nastase.

    Piattaforma dignità e verità e il partito Azione e solidarietà si sono uniti in una coalizione elettorale chiamata Acum (Adesso), che in campagna elettorale ha puntato sulle riforme di giustizia, sanità, su un maggior avvicinamento all’Ue e sull’aumento del salario minimo.

    Il Partito socialista si pone su posizioni più filo-russe e ha promesso di chiudere la sede della Nato presente nel paese, oltre ad opporsi fermamente all’unione della Moldavia con la Romania.

    Il Partito democratico è invece considerato filo-occidentale e punta a stringere rapporti più forti con l’Unione europea.

    La Transnistria

    Al centro del dibattito elettorale moldavo vi è anche la risoluzione del problema della Transnistria, uno Stato de facto che farebbe parte della Moldavia ma che si è dichiarato indipendente dopo il crollo dell’Urss.

    La regione proclamò l’indipendenza nel 1990, mossa che portò allo scoppio di una vera e propria guerra civile nel 1992, conclusasi grazie all’intervento della Russia e la creazione di una zona demilitarizzata.

    Nel 2014 la Transnistria ha chiesto alla Russia di poter aderire alla Federazione, nello stesso anno in cui Mosca ha annesso con un referendum la penisola di Crimea.

    Sul territorio sono presenti circa 2mila soldati russi.

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