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    Anche l’Economist volta le spalle a Draghi: “La sua candidatura al Quirinale un male per l’Italia e l’Europa”

    Credit: Ansa foto
    Di Sofia Gadici
    Pubblicato il 24 Gen. 2022 alle 13:04

    “Il tentativo di Mario Draghi di diventare presidente della Repubblica è una cosa negativa per l’Italia e l’Europa”, l’Economist boccia l’ipotesi di Draghi al Quirinale dopo aver elogiato, lo scorso dicembre, la sua opera a Palazzo Chigi.

    Bocciato

    Il prestigioso settimanale britannico aveva già espresso, incoronando l’Italia “Paese dell’anno”, molte perplessità sull’ipotesi che il premier italiano lasciasse il suo ruolo di capo del governo. Ora, nel giorno della prima votazione per il Quirinale, torna sull’argomento.

    “Dopo 12 mesi di inusuale quiete e unità nella politica italiana ed europea – si legge nell’articolo – il passaggio di Draghi al Quirinale potrebbe mettere tutto a rischio”. Inoltre, se Draghi fosse eletto alla presidenza della Repubblica “sarà difficile trovare un successore in grado di tenere insieme l’attuale eterogenea coalizione”.

    La posizione di Draghi è scomoda perché secondo l’Economist “anche se non fosse eletto la sua posizione verrebbe ridimensionata, e quindi potrebbe trovare difficoltà anche nel prosieguo dell’incarico di presidente del Consiglio”.

    “L’Italia – ricorda il settimanale – è il principale beneficiario dei fondi dell’Ue per la ripresa dalla pandemia. La speranza è che i soldi possano essere spesi in modo da stimolare la crescita economica dell’Italia. Per più di due decenni, la pessima performance del paese ha agito da freno alla crescita economica dell’intera Ue”.

    “Il governo di Draghi – si legge – ha iniziato bene l’attuazione delle riforme e degli investimenti necessari per assorbire la liquidità in modo produttivo. Ma il suo desiderio appena mascherato di lasciare la residenza del presidente del Consiglio mette tutto a rischio”.

    Ipotesi nuovo governo

    L’Economist infine esprime molta preoccupazione sulla possibilità che si vada a elezioni anticipate, anche se lo crede improbabile dato che “se l’attuale parlamento venisse sciolto prima del 24 settembre, i suoi membri perderebbero i diritti pensionistici accumulati”. Lo scenario più probabile è che “si formi un governo che prosegua l’operato di Draghi zoppicando, per poi crollare non troppo lontano dalla fine naturale della legislatura, nel marzo 2023”.

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