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    Chi sono le donne curde, che combattono per la libertà contro il fondamentalismo islamico

    Combattenti coraggiose che si oppongono a una realtà patriarcale

    Di Alice Possidente
    Pubblicato il 10 Ott. 2019 alle 19:13 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:13

    Chi sono le donne curde che combattono per la libertà contro il fondamentalismo islamico

    Combattenti coraggiose, schierate contro l’oppressione del fondamentalismo islamico e in prima linea per garantire l’autonomia del Kurdistan siriano: sono le donne curde, che dal 2013 lottano tra le fila dell’Unità di Protezione delle Donne o Unità di Difesa delle Donne (YPJ). Simbolo della resistenza curda nel nord della Siria, le soldatesse dell’Ypj hanno contribuito in maniera determinante a sconfiggere il sedicente Stato islamico.

    Negli ultimi giorni sono tornare alla ribalta, dopo l’offensiva militare della Turchia contro i curdi in Siria. Tantissime le manifestazioni di solidarietà in tutto il mondo nei confronti delle combattenti curde.

    Che cosa sono le YPJ

    L’Unità di Protezione delle Donne o Unità di Difesa delle Donne (YPJ) è nata aprile 2013, ma la loro battaglia ha avuto inizio nel settembre del 2014, quando l’Isis lanciò un’offensiva contro la città di Kobane: da allora si sono schierate contro l’avanzata dell’Isis e degli estremisti islamici. L’YPJ e l’YPG rappresentano la milizia armata di una coalizione politica curda che controlla il Rojava, una regione siriana a maggioranza curda.

    I curdi che combattono lo Stato Islamico sono un gruppo piuttosto eterogeneo di militanti che hanno messo da parte le loro diversità politiche per unirsi contro il nemico comune: l’Isis. Nelle Unità di protezione curde, un terzo dei combattenti sono donne: sono circa 10mila. Hanno abbandonato la loro vita per sostenere la causa del popolo curdo.

    Chi sono i curdi e perché non sono mai riusciti ad avere uno loro Stato

    Il gruppo ha sfidato le differenze di genere e lotta contro l’oppressione rappresentata dai modelli feudali e patriarcali. Le donne curde combattono per difendere un territorio, la libertà del loro popolo e, soprattutto, per i loro diritti di donne.

    Non sono eroine in cerca di attenzioni, ma donne che tentano di cambiare la mentalità della società, sfidando una realtà dove le donne sono vittime di stupri e violenze, sono costrette a matrimoni forzati e, generalmente, sono vittime di una della società patriarcale.

    “Vi spiego come funziona Jinwar, il villaggio siriano di sole donne che vuole abbattere il patriarcato”

    Le Ypj e il genocidio degli yazidi

    Le Unità di protezione delle donne hanno svolto un ruolo fondamentale nel salvare i migliaia di Yazidi che erano stati intrappolati dall’ISIS nel Jebel Sinjar. Gli yazidi sono una comunità religiosa di etnia curda che vive tra l’Iraq, la Siria e la Turchia, e conta fra i 100mila e i 700mila membri.

    La notte del 3 agosto 2014, veniva perpetrato il genocidio nei confronti della popolazione yazida della cittadina di Sinjar, in Iraq.

    Cinquemila persone rimasero uccise e altre settemila furono rapite, schiavizzate e violentate. Tra queste c’erano soprattutto donne e minori.

    I sopravvissuti al massacro furono costretti a convertirsi alla visione salafita estremista dell’Islam propugnato dai miliziani del sedicente Stato Islamico.

    Le donne curde e il loro ruolo nell’offensiva militare della Turchia nel Rojava

    Il 9 ottobre 2019 la Turchia ha invaso il nord est della Siria, in una pesante offensiva contro i curdi (qui la copertura completa di TPI). Il Consiglio delle donne curde della Siria del Nord e dell’Est, “donne di varie culture e fedi delle terre antiche della Mesopotamia” è coinvolto nella guerra. Le combattenti curde hanno scritto una lettera aperta al mondo intero per raccontare quanto sta succendendo e per lanciare un appello alla solidarietà verso il popolo curdo.

    “Stiamo resistendo da tre giorni sotto i bombardamenti degli aerei da combattimento e dei carri armati turchi. Abbiamo assistito a come le madri nei loro quartieri sono prese di mira dai bombardamenti quando escono di casa per prendere il pane per le loro famiglie. Abbiamo visto come l’esplosione di una granata Nato ha ridotto a brandelli la gamba di Sara di sette anni, e ha ucciso suo fratello Mohammed di dodici anni”, scrivono accorate.

    Le donne curde definiscono l’operazione militare in corso dal 9 ottobre 2019 come un “primo passo dell’attuazione dell’operazione di pulizia etnica genocida della Turchia”, ma mettono in luce l’eroica resistenza delle donne, degli uomini e dei giovani che alzano la voce per difendere terra e dignità.

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