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    La storia della donna che ha partorito il figlio di suo figlio

    Negli Stati Uniti una coppia impossibilitata ad avere figli si è rivolta alla suocera che ha partorito il bambino per loro

    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 12 Feb. 2018 alle 13:14 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:23

    A Texarkana nell’Arkansas, stato nel sud degli Stati Uniti, una donna ha portato in grembo per nove mesi il figlio di suo figlio.

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    La ventinovenne Kayla Jones voleva avere un figlio con il marito Cody Jones. I giovani sposi non potevano però avere figli. Hanno deciso allora di rivolgersi alla suocera, la madre di lui, che ha partorito il bambino per loro.

    Kayla Jones all’età di diciassette anni aveva subito un isterectomia parziale, l’intervento chirurgico di asportazione dell’utero.

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    Questa operazione non le ha asportato le ovaie, che le consentirebbero di avere un figlio biologicamente suo, ma quella parte dell’utero che serve per portare avanti una gravidanza. Ecco perché la coppia ha dovuto optare per la surrogazione.

    La coppia alla ricerca dell'”utero in affitto” non riusciva a trovare un candidato adatto alle loro esigenze, motivo per cui hanno deciso di risolvere la questione in famiglia: Patty Resecker, la madre di Cody si è resa disponibile come madre portante della coppia.

    Dopo il primo trasferimento di embrione fallito, il secondo tentativo nel maggio del 2017 andò a buon fine.

    Patty Resecker, la suocera, ha annunciato a Kayla Jones, di essere incinta e sette mesi dopo è nato Kross Allen Jones.

    Cos’è la maternità surrogata e come funziona

    Si parla di maternità surrogata o del cosiddetto “utero in affitto” quando una donna si impegna a intraprendere una gravidanza, mettendo a disposizione il proprio utero, con l’intento esplicito di affidare il nascituro a terzi (single o coppie, eterosessuali o omosessuali) subito dopo il parto.

    Leggi anche: Tutti i modi in cui le coppie dello stesso sesso possono diventare genitori

    Leggi anche: 50 lesbiche italiane firmano un appello contro l’utero in affitto

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