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    Coronavirus, Trump ammette: “Sapevo del pericolo, ma ho minimizzato”. La rivelazione nel nuovo libro di Bob Woodward

    La copertina del libro-inchiesta di Bob Woodward
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 9 Set. 2020 alle 20:39

    Un nuovo libro-inchiesta mette in imbarazzo il presidente Usa Donald Trump. In ‘Rage’ (rabbia) il Tycoon ha confidato all’autore, il leggendario giornalista del Watergate Bob Woodward, che sapeva settimane prima del primo decesso Usa per Covid-19 quanto il virus fosse pericoloso, trasmissibile per via aerea, altamente contagioso e “più fatale di una forte influenza”. Nelle anticipazioni del libro diffuse dalla Cnn ammette inoltre di aver “sempre voluto minimizzarlo per non creare panico”. Dichiarazioni che contrastano con i frequenti commenti del presidente.

    Il 28 gennaio, nel corso di un briefing allo Studio Ovale, Donald Trump venne informato della gravità dell’epidemia ma nelle settimane successive minimizzò volutamente i rischi mortali del Covid. Dieci giorni dopo, però, il presidente confessò al giornalista Bob Woodward che la situazione era molto più grave di quella che andava descrivendo pubblicamente. “Tu respiri l’aria e quella cosa ti entra. E’ una cosa davvero delicata ed è molto più mortale dell’influenza”. Il retroscena è contenuto nel nuovo libro scritto da Woodward.

    “Questa è una roba mortale”, avrebbe ripetuto nel corso della telefonata. In quegli stessi giorni e per le settimane successive, Trump rassicurò la nazione, dicendo che il Coronavirus non era peggiore di un’influenza stagionale, prevedendo che sarebbe presto sparita. Il 19 marzo, in un’altra telefonata, Trump avrebbe ammesso a Woodward di “aver sempre cercato di sminuire” la minaccia.

    Nel testo ci sono anche giudizi duri su Trump di molti ex dirigenti della sicurezza. L’ex capo del Pentagono James Mattis lo definisce “pericoloso” e “inadatto” ad essere il commander in chief. L’ex capo della National Intelligence Dan Coats invece, scrive Woodward, “continua a coltivare la segreta convinzione, cresciuta anziché diminuire, benché non supportata da prove di intelligence, che Putin abbia qualcosa su Trump. Come altro spiegare il comportamento del presidente? Coats non è in grado di vedere altre spiegazioni”.

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