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    Coronavirus, sintetizzato un anticorpo monoclonale che può sconfiggerlo: lo studio olandese

    Di Giulia Angeletti
    Pubblicato il 5 Mag. 2020 alle 09:49 Aggiornato il 5 Mag. 2020 alle 09:57

    Un anticorpo monoclonale in una coltura cellulare può sconfiggere il Coronavirus. Questa l’importante scoperta pubblicata su Nature Medicine di un team di ricerca della Sezione di virologia dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, il quale ha collaborato con il Dipartimento di biologia cellulare presso l’Erasmus Medical Center di Rotterdam. Gli scienziati – guidati da Berend-Jan Bosch, docente del Dipartimento di Scienze della salute biomolecolare della Facoltà di Medicina Veterinaria – hanno osservato che delle particolari immunoglobuline, sintetizzate da anticorpi definiti come “chimerici” e generati da topi transgenici, possono combattere in modo efficace l’infezione da Covid-19.

    A confermare questa evidenza anche gli ottimi risultati della plasmaterapia, utilizzata da più parti e in sperimentazione ormai da qualche settimana in molti laboratori, i quali sono impegnati a sviluppare diversi anticorpi monoclonali anti-Covid. Naturalmente, la ricerca deve ancora compiere passi importanti per quanto riguarda gli studi clinici sull’uomo al fine di poter affiancare questa terapia al vaccino. Gli scienziati olandesi, però, finora hanno raggiunto ottimi risultati dopo aver analizzato diversi “ibridomi” derivati da topi transgenici immunizzati (H2L2), i quali a loro volta codificano immunoglobuline chimeriche con caratteristiche di roditore e umane. Quella capace di contrastare il temibile Covid-19 sarebbe la immunoglobulina (o anticorpo) monoclonale 47D11: finora i test in provetta o vitro hanno dato ottimi risultati. In sostanza, per spiegare il modo in cui questo anticorpo attacca il virus, esso presenta caratteristiche degli anticorpi IgG1 umani e colpisce l’infezione a livello della Proteina S o Spike, cioè strutture a ombrello che circondano il “guscio esterno” del patogeno e che danno al Coronavirus la sua forma, appunto, a corona. E’ proprio la Proteina S “l’appiglio” principale del SARS-CoV-2, la quale viene da lui sfruttata per agganciarsi al recettore ACE2 sulle cellule umane, scardinarne la parete e provocare l’infezione nell’organismo.

    Il 47D11, quindi, blocca questo processo neutralizzando la Proteina S e impedendo al Covid di arrivare alle cellule. Anche se tale scoperta, come anticipato, è ancora in fase preliminare e necessita di ulteriori sperimentazioni e conferme, il mondo scientifico evidenzia l’efficacia dell’utilizzo degli anticorpi monoclonali dato che questi riescono a dare ottimi risultati proprio come gli anticorpi utilizzati nella plasmaterapia, che consiste nella trasfusione di plasma dei guariti negli infetti.

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