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    Cina, il discorso nazionalista di Xi Jinping: “Pechino potenza globale”

    Xi Jinping è presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 2013, Credit: Afp

    Xi Jinping è stato rieletto all'unanimità dall'Assemblea Nazionale del Popolo e ha tenuto un discorso nazionalista e aperto alla globalizzazione

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 20 Mar. 2018 alle 15:42 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:55

    Il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, ha tenuto oggi, martedì 20 marzo, il suo atteso discorso a conclusione del congresso annuale dell’Assemblea Nazionale del Popolo, che lo ha rieletto all’unanimità alla guida del paese.

    I cinesi hanno “lo spirito per combattere la sanguinosa battaglia contro i nostri nemici fino alla fine”, ha dichiarato Xi, aggiungendo che qualsiasi tentativo di dividere la Cina è “destinato a fallire”.

    Un discorso, quello del presidente della Cina, di fervente nazionalismo,  contro ogni tentativo di separatismo da  Taiwan e Hong Kong, e orientato a dipingere Pechino sempre più come potenza globale.

    Xi Jinping ha spiegato che la Cina aprirà ulteriormente la sua economia e “farà in modo che sia le imprese nazionali sia quelle straniere” siano “in grado di competere in termini equi nel grande mercato cinese”.

    Allo stesso tempo ha cercato di placare i timori della comunità internazionale, affermando che “lo sviluppo della Cina non costituirà una minaccia per nessun altro paese”.

    “Solo chi è abituato a minacciare gli altri vedrà ognuno come una minaccia”, ha sottolineato Xi.

    Nel suo discorso nella Sala Grande del Popolo, il presidente ha ricordato alcuni importanti risultati raggiunti nella storia dai cinesi, come l’invenzione della polvere da sparo e gli scritti di Confucio.

    Ha poi esposto la sua grande visione per il presente e il futuro del paese, affermando che la storia ha dimostrato che “solo il socialismo può salvare la Cina”.

    “I cinesi hanno capito fin dai tempi antichi che nulla è gratuito”, ha detto Xi, aggiungendo che “per essere felici, bisogna lottare”.

     

    Xi ha anche avuto parole forti per gli attivisti di Hong Kong e Taiwan.

    Alcuni esponenti politici di Hong Kong, città semi-autonoma restituita alla Cina dal Regno Unito nel 1997, hanno sostenuto negli ultimi anni la necessità di una maggiore autonomia, alcuni che chiedono addirittura una totale indipendenza.

    Le elezioni del 2016 a Taiwan, democrazia auto-governata rivendicata dalla Cina, hanno visto un presidente eletto diffidente nei confronti della Cina continentale.

    “Qualsiasi azione o trucchetto per dividere la Cina è destinato al fallimento e incontrerà la condanna della gente e la punizione della storia”, ha detto il presidente Xi, seguito da uno scroscio di applausi da parte della platea dei funzionari riuniti.

    “I cinesi condividono la convinzione comune che non è mai permesso ed è assolutamente impossibile separare ogni centimetro del territorio del nostro grande paese, la Cina”, ha detto Xi.

    Xi Jinping è diventato presidente nel 2013 ed è all’inizio del suo secondo mandato. Secondo molti analisti, resterà al potere a tempo indeterminato, dopo che una recente modifica alla Costituzione ha eliminato il limite del doppio mandato.

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