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    È caduto Baghouz, l’ultimo villaggio ancora in mano allo Stato islamico

    Un combattente delle Forze siriane democratiche (SDF) a Baghouz. Credit: Delil Souleiman/ AFP
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 22 Mar. 2019 alle 17:19 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:14

    La portavoce della Casa Bianca il 22 marzo 2019 hanno annunciato la caduta di Baghouz, l’ultimo villaggio ancora in mano allo Stato islamico. “La Siria è stata liberata dallo Stato islamico”, ha annunciato Sarah Sanders.

    La battaglia per la riconquista di quei pochi chilometri in cui i jihadisti erano asserragliati andava avanti da settimane, dopo che le milizie curdo-arabe erano riuscite a riprendere il controllo della roccaforte di Hajin, nella regione est di Deir el Zor.

    I jihadisti dello Stato islamico hanno opposto una strenua resistenza e negli ultimi giorni si erano asserragliati lungo la sponda del fiume Eufrate. Per affrontare l’attacco delle SDF (Forze democratiche siriane), avevano minato il territorio di Baghouz e costruito tunnel e cuniculi per attaccare i combattenti di YPG e YPJ, le Unità di protezione popolare).

    Proprio in un’imboscata dell’Isis ha perso la vita il combattente italiano Lorenzo Orsetti, il 33enne originario di Firenze unitosi un anno e mezzo fa alla rivoluzione della Siria del Nord.

    >La morte di Lorenzo in Siria ci insegna che dobbiamo schierarci

    La conquista di Baghouz corrisponde alla fine dello Stato islamico come entità politico-territoriale, ma come aveva spiegato proprio Lorenzo Orsetti in un’intervista rilasciata a TPI il 4 marzo “la guerra non è finita”.

    Nonostante la sconfitta sul terreno infatti, la minaccia dell’Isis continua ad esistere. Nei campi della Siria del Nord ci sono ancora molti miliziani in attesa di essere processati e resta il problema della deradicalizzazione delle loro famiglie.

    Come ha spiegato a TPI Jacopo Bindi, attivista di Torino che ha fatto parte delle strutture civili della rivoluzione nella Siria del Nord, nei territori già liberati dall’Isis “esistono ancora delle cellule dormienti pronte a compiere nuovi attentanti, soprattutto in Iraq”.

    Resta quindi da capire se i governi occidentali ascolteranno o meno le richieste delle Forze democratiche siriane, che hanno proposto la creazione di tribunali di guerra in Siria per processare i miliziani dell’Isis in loco.

    Nelle settimane passate il presidente americano Trump aveva invitato i governi a rimpatriare i propri foreign fighters, ma il timore è che una volta nei paesi d’origine i giudici non riescano a dimostrare i crimini da loro commessi.

    >>Cosa resta della Siria dopo otto anni di guerra
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