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    Stop a Johnson, Westminster rinvia la Brexit

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 19 Ott. 2019 alle 08:15 Aggiornato il 21 Ott. 2019 alle 18:02

    Brexit, oggi il voto del parlamento britannico sull’accordo negoziato tra Boris Johnson e la Ue

    Arriva lo stop a Johnson per la Brexit: la Camera rinvia il voto sul deal e passa l’emendamento che mira a imporre una proroga. Boris Johnson si rifiuta di chiedere un rinvio della Brexit oltre il 31 ottobre, malgrado la legge anti-no deal approvata dalle opposizioni in Parlamento. E annuncia dopo l’ok all’emendamento di oggi di voler spostare l’accordo sul suo deal alla settimana prossima, allegato alla legislazione connessa.

    Cosa è successo oggi a Westminster

    Oggi, sabato 19 ottobre 2019, il parlamento britannico si è riunito a Westminster in seduta straordinaria per votare l’accordo raggiunto tra il governo di Boris Johnson e l’Unione europea due giorni fa a Bruxelles.

    È la quarta volta che il parlamento britannico vota l’accordo di uscita dall’Unione europea: anche nelle tre volte precedenti, quando era primo ministro Theresa May, il deal è stato bocciato.

    L’ultimo colpo di scena che accompagna questa battaglia politica si chiama “emendamento Letwin” – dal cognome del parlamentare conservatore primo firmatario – ed è stato allegato al controverso accordo di uscita dall’Ue che Boris Johnson ha ottenuto a Bruxelles, scaricando gli unionisti nordirlandesi del Dup.

    Brexit, cosa prevede l’accordo raggiunto tra Ue e Regno Unito il 17 ottobre 2019

    Boris Johnson sembrava ottimista: “Sono fiducioso che i miei colleghi in Parlamento quando esamineranno questo testo lo voteranno”. Ma è rimasto deluso.

    Al premier servivano 320 voti e, dato che il suo governo non ha la maggioranza, deve poter contare sui parlamentari indipendenti e di altri partiti. I numeri sono stretti, e gli unionisti nordirlandesi del Dup, una delle gambe su cui si regge il governo conservatore, avevano già annunciato che non avrebbero votato l’accordo. Nonostante il tanto criticato backstop (il sistema individuato dal vecchio accordo con May per evitare il ritorno di una frontiera fisica tra le due Irlande) sia stato sostituito con “soluzioni alternative”, i dubbi degli unionisti sono rimasti, tanto da spingerli a rifiutarsi di votare il deal.

    Secondo il nuovo accordo, l’Irlanda del Nord sarà allineata ad una serie limitata di regole del mercato unico ma resterà parte del territorio doganale britannico.

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