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    Brexit, Theresa May può ancora sopravvivere: ecco cosa succederà dopo

    La premier britannica Theresa May. Credit: HO / PRU / AFP

    L'analisi di Riccardo Alcaro, research coordinator dell'Istituto Affari Internazionali (Iai)

    Di Riccardo Alcaro
    Pubblicato il 16 Gen. 2019 alle 13:38 Aggiornato il 9 Set. 2019 alle 17:19

    L’entità della sconfitta è tale che, in tempi normali, avrebbe decretato la fine del governo e probabilmente la fine della carriera politica di Theresa May. Ma questi non sono tempi normali. May può ancora sopravvivere perché non esiste un candidato naturale a sostituirla all’interno del Partito conservatore.

    I Conservatori temono inoltre che se si dovesse andare a nuove elezioni il Labour ne uscirebbe vincitore. Per questo è più che probabile che dopotutto May otterrà la fiducia del Parlamento. Ma poi che succederà?

    L’opinione prevalente dei Tories è che il voto costringerà l’Unione europea a 27 a fare qualche concessione in più. Il punto è che “l’unico accordo possibile”, secondo i leader Ue27, non è più politicamente spendibile, quindi l’alternativa è un qualche emendamento all’accordo che vada incontro alle richieste britanniche oppure accettare una hard Brexit, cioè un divorzio senza accordo. Dal momento che l’Ue27 non vuole una hard Brexit, che comporterebbe alti costi anche per gli europei, il calcolo dei Tories è che ora i britannici hanno una forza negoziale maggiore.

    Il problema di questo calcolo è che assume che l’Ue27 sia più preoccupata di una hard Brexit di quanto lo sia il Regno Unito (per il quale le conseguenze sarebbero peggiori). L’Ue27 non intende riaprire il negoziato, tanto più che non ci sono garanzie che l’accordo emendato verrebbe votato dal Parlamento britannico [come siamo arrivati fin qui].

    L’unica concessione che l’Ue27 può fare al momento è confermare la temporaneità del cosiddetto ‘backstop’, cioè la misura che manterrebbe l’intero Regno Unito nell’Unione doganale e in parte del mercato unico Ue anche dopo la Brexit fino a quando il futuro accordo commerciale Ue-Regno Unito non sia concluso.

    Questa misura è necessaria per salvaguardare un confine aperto tra Irlanda e Irlanda del Nord (che è parte del Regno Unito), una priorità su cui il governo britannico concorda. I Brexiters temono che questa misura possa diventare di fatto definitiva – tenendo quindi il Regno Unito legata a tariffe e regolamentazioni Ue – e vogliono una garanzia vincolante dall’Ue27 che invece si tratti di una misura temporanea.

    L’Ue27 ha già detto che si tratta di una misura d’emergenza e che comunque il futuro del confine irlandese verrà definito nel nuovo accordo economico tra Ue e Regno Unito successivo alla Brexit. Sinceramente non credo possa fare molto altro.

    E in ogni caso, se il Regno Unito vuole evitare gravi conseguenze economiche, non può fare a meno di restare allineata alle regolamentazioni e standard commerciali Ue, su cui però non avrà voce in capitolo come ora. Per questo non sono per nulla certo che ci sia un qualche realistico emendamento all’accordo di divorzio appena bocciato che possa invece incontrare il favore del Parlamento britannico.

    Giri come la rigiri, Brexit è una perdita netta per Londra e non c’è modo di evitare i danni economici senza incorrere nei danni politici o viceversa: o il Regno Unito resta economicamente integrato all’Ue27 ma perde l’autorità di co-decidere su regolamentazioni e standard commerciali (quindi zero costi economici ma alti costi politici) oppure si separa dall’Ue del tutto (quindi riacquista sulla carta piena sovranità ma subisce danni economici). Non c’è consenso a Londra su quale delle opzioni sia da preferire, e non c’è niente che l’Ue27 può realisticamente fare per favorire questo consenso.

    Quello che a mio avviso succederà ora è che il Regno Unito infine sarà costretto a chiedere all’Ue27 di estendere la data della Brexit (prevista per il 29 marzo 2019), in modo da guadagnare tempo evitando la Hard Brexit. Credo che l’Ue27 farà questa concessione, ma per quanto tempo dipenderà da quello che il governo britannico presenterà come strada alternativa.

    Il punto è che non esiste a Londra una maggioranza su quale tipo di Brexit sia percorribile, e quindi non esiste al momento un’opzione che possa raccogliere il consenso del Parlamento. Le alternative che mi vengono in mente sono le seguenti:
    – Una specie di governo di unità nazionale, magari guidato da un conservatore moderate, oppure un governo Labour si accordando per una Brexit che mantiene comunque il Regno Unito nell’Unione doganale con l’Ue, quindi risolvendo il problema del confine irlandese al costo di sacrificare la libertà d’azione di Londra di fare accordi commerciali separati.
    – Una hard Brexit
    – Un rinvio della Brexit fino a che non si sarà tenuto un nuovo referendum, in cui verranno presentate opzioni specifiche e non vaghe come l’ultima volta, come per esempio: hard Brexit vs. Brexit-cum-Unione doganale vs. no Brexit.

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