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    “Voglio che mi togliate quello che quest’uomo mi ha messo dentro”: stuprata a 11 anni, le negano l’aborto

    Credit: Matias Jovet/NurPhoto/AFP

    Le femministe condannano le autorità che hanno ignorato l'appello della ragazza "per rimuovere ciò che quell'uomo ha messo dentro di me"

    Di Cristiana Mastronicola
    Pubblicato il 1 Mar. 2019 alle 11:13 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:09

    Bambina stuprata, aborto negato in Argentina A 11 anni è stata violentata dal compagno della nonna. È rimasta incinta di quel mostro, ma le autorità sanitarie le avrebbero negato l’aborto. Nonostante lo stupro. La storia terribile arriva dall’Argentina, ma ha già fatto il giro del mondo.

    Poco più che una bambina, ha scoperto di essere incinta, nell’ospedale della cittadina in cui vive, nella provincia del nord di Tucumán. Subito, la ragazzina ha chiesto che si procedesse all’aborto, ma in Argentina l’interruzione di gravidanza è vietata. L’aborto, però, secondo una legge del 1921, è concesso solo nel momento in cui la vita della madre fosse in pericolo o in caso di violenza sessuale.

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    Risulta quindi incomprensibile la scelta delle autorità sanitarie di negare l’aborto all’11enne, stuprata dal 65enne compagno della donna, con cui vive insieme ad altre due sorelle più grandi, da quando, nel 2015, le sorelle maggiori avevano subito abusi da parte del fidanzato della madre.

    A raccontare questa storia è anche il Guardian, su cui si legge che a chiedere con forza che la ragazzina abortisse sono state anche la madre e le attiviste per i diritti delle donne. Ma tutto è stato vano. L’11enne è stata costretta a un cesareo al sesto mese di gravidanza.

    Gustavo Vigliocco, segretario sanitario di Tucumán, ha insistito che la ragazzina non volesse abortire, ma questo è stato fermamente smentito dalle attiviste che hanno avuto accesso agli atti giudiziari. “Sono vicino sia alla ragazzina che a sua madre. L’11enne vuole continuare la gravidanza”, ha detto Vigliocco in un’intervista radiofonica.

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    A quel punto, le possibilità che il bambino sopravvivesse erano ridotte al minimo. Quella subita dalla ragazzina è stata a tutti gli effetti una seconda imperdonabile violenza. Per ben due volte, la vittima avrebbe tentato di togliersi la vita. Allo psicologo avrebbe rivelato: “Voglio che togliate quello che quell’uomo ha messo dentro di me”.

    La famiglia della ragazzina ha deciso di chiedere giustizia e solo oggi, alla 23esima settimana, è stato concesso il cesareo. La ginecologa che ha eseguito l’operazione ha ammesso di aver salvato “la vita di una ragazza di 11 anni che è stata torturata per un mese dal sistema sanitario provinciale”.

    A opporsi alla procedura d’aborto è stata non soltanto una politica cieca di fronte al diritto delle donne di decidere sul proprio corpo, ma anche della chiesa, in un paese fortemente cattolico come l’Argentina. Chiesa e politica hanno ribadito con forza che venissero salvate sia la vita della mamma che del bambino. Intanto, nel paese ogni anno si contano 450mila aborti illegali, durante i quali la salute della donna è messa fortemente a repentaglio.

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