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    Austria, quando Strache ha fatto crack

    Credit: Armin Weigel/dpa
    Di Michelangelo Fano
    Pubblicato il 19 Mag. 2019 alle 18:06 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:42

    Austria dimissioni Strache | Un tardo venerdì sera di svariati anni fa, avevo deciso, insieme ad un amico di infanzia, di dare una netta svolta alla serata facendo un salto in un locale nel centro di Vienna molto frequentato durante i fine settimana.

    Tuttavia, ci mettemmo poco tempo a capire che ci trovavamo nel posto sbagliato: la musica del locale ci sembrava sorpassata e ci sentivamo troppo cresciuti per quelle hit. In preda alla delusione, decidemmo di dirigerci verso l’uscita. Mentre percorrevamo le scale, ci accorgemmo di una presenza.

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    Circondato da alcuni grossi omoni che quasi inavvertitamente ci spinsero di lato, c’era lui, Strache, allora ancora solo capo del partito dell’estrema destra austriaca.

    “Der Strache ist da” (Strache è qua); “Schau mal, was macht er um die Uhrzeit hier“ (Guarda, cosa fa a quest’ora qua); „Wahnsinn“ (Pazzesco) ricordo dire con forte cadenza viennese da varie persone vicino a noi. “Ist es wirklich er” (è veramente lui) ci chiedemmo un po’ confusi io e il mio amico.

    Sì, era veramente lui. H.C., come viene spesso chiamato – acronimo del suo nome Heinz-Christian – si stava dirigendo all’interno del locale pieno di fumo. E in men che non si dica, era già circondato da una dozzina di ragazzi e ragazze che si spintonavano a vicenda per riuscire ad avere una foto con lui. Di certo non si può escludere che queste tarde apparizioni nei locali giovanili della “Vienna da bere” abbiano favorito considerevolmente l’aumento della popolarità di Strache negli anni.

    Ma proprio H.C. Strache, che da fine 2017 fa parte della coalizione di governo insieme ai popolari, riuscendo a diventare addirittura vice-cancelliere, è coinvolto ora in uno degli scandali più gravi degli ultimi decenni del paese.

    A scatenare la crisi è stato un video – pubblicato da Der Spiegel e Süddeutsche Zeitung – e girato di nascosto in un appartamento di Ibiza nell’estate del 2017. All’epoca, mancavano pochi mesi dalle ultime elezioni politiche che hanno poi portato il partito di Strache a far parte della coalizione di governo.

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    Il video ritrae Strache, che oltre a consumare alcol e una quantità innumerevole di sigarette, discute assieme ad una presunta nipote di un oligarca russo vicino a Putin di finanziamenti milionari, favori, appalti truccati e non solo. Si parla infatti anche di un possibile acquisto delle quote del principale tabloid austriaco, Kronen Zeitung, e di metodi per aggirare la legge sul finanziamento ai partiti.

    Lo scandalo ha portato nel giro di poche ore alle dimissioni immediate di Strache, sia dal governo sia dalla leadership del partito di estrema destra.

    E così, tutto ad un tratto, si conclude l’avventura politica di un uomo che – ahimè – ha segnato la recente storia politica austriaca. È la fine di Strache. È la fine di un’era. Ma soprattutto è la fine di un’epoca fatta di proclami xenofobi da parte di uno dei più potenti politici austriaci degli ultimi anni. Almeno per un po’ non si sentirà più la sua retorica del “nemico-amico”, che sembra già appartenere ad un lontano passato.

    L’epilogo appare quasi un vero e proprio “rise and fall”, come direbbero gli anglosassoni, di un personaggio che è riuscito a risollevare il partito dell’ultradestra austriaca da uno stato di pura agonia portandolo fino alle tribune del governo. E ora rischia di far precipitare lo stesso partito nuovamente nel baratro.

    Ma in fin dei conti, Strache è fatto cosi: accanito fumatore, esuberante, festaiolo, impulsivo e dai modi decisamente bruschi. In qualche modo c’era da aspettarsi che a compiere il primo passo falso e a portare il paese ad elezioni anticipate sarebbe stato proprio lui. Preso dall’irresistibile voglia di potere ha compiuto il passo più lungo della gamba ed ha portato ad un termine non molto glorioso la sua dinamica carriera politica.

    Durante quella serata deludente, io e il mio amico d’infanzia restammo qualche minuto in più nel locale ad osservare lo show di Strache, che col passare del tempo sembrava assumere le sembianze di un Jep Gambardella viennese nel suo habitat naturale.

    Mentre Strache era troppo preso dagli innumerevoli selfie coi giovani ammiratori e con le giovani ammiratrici, la canzone che risuonava nell’affollata discoteca piena di fumo, appare ora quasi profetica. Forse fu un karma il titolo di quel brano, “One Night In Ibiza”, o forse no.

    Quello che è certo, è che oggi quelle note sembrano aver assunto inaspettatamente un significato del tutto nuovo.

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