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    Rapporto Svimez: “Nullo impatto reddito cittadinanza”. Conte: “Aspettiamo risultati lungo periodo”

    il premier Conte è intervenuto alla presentazione del Rapporto Svimez 2019 specificando che per valutare l'impatto del reddito di cittadinanza bisognerà attendere ancora e che le valutazioni attuali sono precoci

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 4 Nov. 2019 alle 12:09 Aggiornato il 4 Nov. 2019 alle 14:38

     

    “Sembra che il Reddito di Cittadinanza stia allontanando dal mercato del lavoro anziché richiamare persone in cerca di occupazione”.

    Lo sostiene la Svimez, nel suo ultimo rapporto sul Mezzogiorno. “L’avvio da luglio della nuova fase con i centri per l’impiego e i navigator non sembra al momento aver modificato la tendenza. Un secondo problema è che il trasferimento monetario spiazza il lavoro perché tende ad alzare il salario di riserva e, di conseguenza, disincentiva il beneficiario ad accettare posti precari, occasionali, a tempo parziale” si legge nel rapporto.

    Il premier Giuseppe Conte, intervenuto alla presentazione del Rapporto 2019 su economia e società del Mezzogiorno, ha risposto a questa annotazione affermando: “Il reddito di cittadinanza va valutato non in un lasso di tempo così breve ma su un periodo più lungo, va implementato nella fase attuativa”.

    “È importante”, ha proseguito il premier, “lavorare sui capitoli di questa riforma più complessi, anche dal punto di vista burocratico e strutturale, ossia occupazione e formazione. Dobbiamo lavorare tanto su questo versante e la ministra Catalfo lo sta facendo”.

    La Svimez propone di “uscire dalla logica del sussidio monetario e rendere il RdC una parte di un progetto più ampio di inclusione sociale. Le risorse disponibili per il Reddito di Cittadinanza potrebbero finanziare, infatti, un sistema integrato di servizi per le fasce più deboli della popolazione, attraverso interventi mirati per contrastare l’abbandono scolastico, integrare i servizi socio-sanitari (asili nido, strutture socio-assistenziali per anziani) oggi carenti, rafforzare le politiche attive del lavoro, migliorando così la qualità della vita delle fasce più fragili della popolazione e attivando, al tempo stesso, anche attraverso il mondo della cooperazione, occasioni di lavoro”.

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