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    Smart working, tribunale obbliga l’azienda a pagare l’affitto a chi lavora da casa

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 27 Mag. 2020 alle 09:33 Aggiornato il 27 Mag. 2020 alle 09:34

    Smart working, un tribunale in Svizzera ha obbligato un’azienda a pagare l’affitto ai dipendenti che lavoreranno da casa

    Il Coronavirus ha portato con sé una “rivoluzione” (che poi, tanto rivoluzione non è) nel mondo del lavoro: lo smart working, il lavoro da remoto, ha permesso ai dipendenti di continuare a svolgere le proprie mansioni anche senza recarsi fisicamente in ufficio ma rimanendo comodamente a casa, una procedura che è possibile applicare anche in futuro. E, se è vero che lo smart working rappresenta il futuro di una grande fetta del mondo del lavoro, allora è necessario stabilire nuovi criteri e realizzare una regolamentazione.

    Con gli uffici chiusi, le aziende hanno sicuramente tratto dei vantaggi in termini economici (meno consumi), mentre il lavoratore, essendo operativo da casa propria, ha dovuto far fronte a tutte le spese (dall’affitto alle bollette, dall’elettricità alla connessione Internet) e lasciare una porta aperta all’abusata “reperibilità”. Per questo, in Svizzera un giudice ha deciso di obbligare un’azienda elvetica a pagare un extra mensile a tutti i lavoratori, per dare un contributo all’affitto e ad altre spese.

     

     

    Svizzera, il tribunale obbliga l’azienda ad aggiungere un extra per le spese

    La sentenza è arrivata dopo una discordia legale tra lavoratori e impresa: secondo il giudice, l’azienda dovrà quindi pagare al dipendente un extra di 150 franchi svizzeri (circa 140 euro) ogni mese. Tale provvedimento ha effetto retroattivo, ma soltanto nel caso in cui il dipendente sia stato obbligato a lavorare da remoto contro la propria volontà e non nel caso in cui sia stato concordato da entrambe le parti.

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