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    L’AD di Fincantieri: “I giovani non hanno voglia di lavorare”. La verità è che non vogliamo farci sfruttare

    Di Charlotte Matteini
    Pubblicato il 11 Lug. 2019 alle 19:14 Aggiornato il 12 Lug. 2019 alle 11:25

    Fincantieri lavoro | L’allarme dell’amministratore delegato

    Fincantieri e il mondo del lavoro | “Sembra che i giovani abbiano perso la voglia di lavorare”. Altro giro, altra corsa. A distanza di pochi giorni dall’ultimo articolo allarmistico sulla proverbiale mancanza di voglia di lavorare dei giovani italiani, questa volta a denigrarli è l’amministratore delegato del colosso Fincantieri, Giuseppe Bono. “Nei prossimi due o tre anni avremo bisogno di 5-6 mila lavoratori ma non so dove andarli a trovare. Carpentieri, saldatori, abbiamo lavoro per 10 anni e cresciamo ad un ritmo del 10 per cento, ma sembra che i giovani abbiano perso la voglia di lavorare”, ha dichiarato Bono nel corso di una tavola rotonda alla conferenza di organizzazione della Cisl.

    Non solo. Secondo Bono, i giovani sfaticati si accontenterebbero “di fare il rider a 500/600 euro” rifiutando proposte di lavoro ben più allettanti, un balzano concetto che solo chi non ha mai provato a sopravvivere facendo il rider può esprimere. “Da noi un lavoratore medio prende 1.600 euro: purtroppo mi sembra che abbiamo su questo cambiato cultura”, ha poi detto Bono, aggiungendo: “Sento parlare tanto di lavoro , crescita, infrastrutture, porti, autostrade e aeroporti. Penso che noi fra un po’ di tempo avremo più università che laureati, più porti che navi, più aeroporti che passeggeri”.

    Insomma, come da tradizione ormai consolidata, la presa di posizione di Bono trova spazio su tutti i principali giornali italiani. Dichiarazioni trascritte e diffuse senza alcuna integrazione, senza elementi che permettano di approfondire la situazione. Nessuna domanda a Bono, nessuno che chieda all’amministratore delegato di Fincantieri quant’è lo stipendio per un saldatore o carpentiere entry level, se Fincantieri i lavoratori che sta ricercando così febbrilmente li assume direttamente oppure se sono in appalto, come da molti anni avviene.

    L’università, poi, viene quasi presentata come fosse il male del mondo. Nessuno che evidenzi, dati alla mano, che l’Italia è uno dei Paesi europei con il più basso numero di laureati, un numero che andrebbe aumentato se si vuole che il Paese nel prossimo futuro possa progredire e diventare competitivo sul mercato. Nessuno fa queste domande o puntualizzazioni, però. Tutti si limitano a ribattere il discorso di Bono e a dare addosso ai giovani.

    Fincantieri avrà bisogno nel futuro di migliaia di saldatori e carpentieri che però non trova. Nel prossimo futuro, quando? Sarebbe una domanda calzante. Le posizioni sono già state aperte? Un giovane che sta concludendo il proprio percorso scolastico ha modo di proporre la propria candidatura? Fincantieri si avvale del supporto di agenzie del lavoro o degli uffici di collocamento per trovare le maestranze di cui ha bisogno? Fincantieri ha messo in piedi una rete di relazioni con le scuole tecniche e gli istituti professionali di settore sparsi in tutto il Paese per fare scouting ad hoc?

    Data la mancanza di saldatori e carpentieri denunciata da Bono, Fincantieri ha in mente di alzare lo stipendio offerto per accaparrarsi i pochi disposti a fare quel lavoro? Perché in un’economia di mercato funziona così: se la domanda supera l’offerta, chi domanda lavoratori deve essere disposto ad aumentare la propria offerta economica. Un concetto semplice e molto in voga all’estero, che però in Italia pochi imprenditori comprendono.

    Il refrain del “i giovani non hanno più voglia di lavorare” lo sentiamo da anni ormai. Quel che non sentiamo mai, però, sono le soluzioni al problema. Non ci sono più nemmeno cuochi, camerieri o stagionali, stando agli allarmi lanciati ciclicamente. Sarà, ma sono migliaia i giovani italiani che ogni anno partono e vanno all’estero a fare quegli stessi mestieri che qui si rifiutano di fare. Non sarà che all’estero pagano stipendi veri e non rimborsi spese ridicoli con la scusa della formazione?

    Perché spesso, è un segreto di Pulcinella, la formazione in Italia il giovane non la vede manco con il cannocchiale, lo stage è solo uno strumento utilizzato per risparmiare sui costi. Anche perché, e Garanzia Giovani insegna, spesso si pretende che il lavoratore a rimborso spese abbia già maturato esperienza. Ma davvero i giovani non hanno più voglia di lavorare? Davvero siete convinti di questo? Non è che per caso i giovani non hanno più voglia di farsi sfruttare o di essere costretti a fare gavette lunghe anni prima di riuscire ad agguantare una retribuzione più o meno degna?

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