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    Chi era Musta, il 39enne marocchino ucciso a Voghera dall’assessore leghista

    Credit: ANSA / PAOLO TORRES

    Youns El Boussettaoui, detto Musta, dopo la morte della madre viveva come un senzatetto. I residenti: "Chiedeva l'elemosina e infastidiva i clienti dei bar. Era una vittima del sistema"

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 22 Lug. 2021 alle 10:08 Aggiornato il 22 Lug. 2021 alle 10:53

    “Un bravo ragazzo che chiedeva qualche soldo”. Così alcuni frequentatori del bar La Versa di Voghera, in provincia di Pavia, ricordano Youns El Boussettaoui detto “Musta“, senzatetto di 39 anni di origine marocchina ucciso con un colpo di pistola dall’assessore leghista alla Sicurezza di Voghera, Massimo Adriatici, ora agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio colposo per eccesso di legittima difesa. Adriatici, un ex poliziotto, sarebbe intervenuto perché Musta stava infastidendo alcuni clienti del locale. All’assessore il colpo di pistola sarebbe partito per errore mentre era terra, dopo essere stato spinto dalla vittima.

    Del passato della giovane vittima si sa poco. “Mio fratello ha due bambini, uno di 8 anni e uno di 5”, ha raccontato la sorella di Musta in un’intervista in cui chiede giustizia per l’omicidio del fratello. La donna ha spiegato di aver provato tante volte ad aiutarlo: “Noi lo abbiamo portato tante volte a casa. Lui preferisce, si sente più tranquillo a dormire sulle panchine. L’altro giorno l’ha visto mio marito, è venuto a prenderlo”, ha detto, aggiungendo “Non è vero che mio fratello molestava le persone”.

    Secondo quanto apprende l’Agi da fonti vicine alla famiglia, inoltre, il 39enne marocchino ucciso sarebbe stato sottoposto a un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) tre settimane fa. I problemi psichici di cui l’uomo soffriva si erano acuiti in seguito al lockdown. El Boussettaoui aveva contatti frequenti coi suoi familiari, tutti cittadini italiani, che vivevano in altre città e in altri Paesi: il padre a Vercelli, la sorella in Francia, un altro fratello in Svizzera. La moglie e i due figli, invece, vivono in Marocco.

    Alcuni frequentatori del bar dinanzi al quale è avvenuto l’omicidio, citati dal Messaggero, raccontano che El Boussettaoui “un tempo lavorava” e che sua madre era morta. Da quel momento, lui aveva iniziato a vivere in strada come senzatetto. L’uomo aveva diversi precedenti, e c’è chi lo descrive come “uno capace solo di andare in giro a spaccare vetrine e a dare fastidio”.

    “Io lo conosco perché due tre volte al giorno passa qui davanti al bar e fa dei dispetti: butta via lo zucchero, va contro le persone e lancia i posaceneri. Poverino non sta bene di testa, poi è sempre tutto sporco”, ha raccontato all’Ansa Marco Verghi, un residente di Voghera, mostrando la foto della vittima 39enne. “L’altro giorno ci ho parlato in arabo mentre stava facendo dispetti al bar qui vicino, e mi ha detto: ‘Va bene, capo, scusami non lo faccio più’. Si tratta di una vittima del sistema, andava assistito”, ha aggiunto.

    Oggi è prevista la richiesta di convalida della Procura di Pavia dell’arresto di Adriatici, accusato di “eccesso colposo di legittima difesa”, che potrebbe però non essere accompagnata anche dalla richiesta di convalida della misura cautelare dei domiciliari. I pm potrebbero quindi dare l’ok per il ritorno alla libertà dell’uomo, parere non vincolante per il gip che sarà chiamata a decidere dopo avere sentito Adriatici. Il nuovo interrogatorio, dopo il primo subito dopo il fatto, dovrebbe essere fissato per domani.

    Leggi anche: 1. Omicidio Voghera, la sorella della vittima: “Mio fratello morto e l’assassino a casa. Dove è la legge in Italia?” /2. Voghera, cambia l’ipotesi di reato: eccesso colposo di legittima difesa e non omicidio volontario

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