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    Milano, il racconto di Beatrice, soccorritrice 27enne: “Questa sono io dopo 4 giorni di botte incessanti dal mio ex”

    Beatrice Fraschini

    Beatrice ha deciso di raccontare la sua storia e di rendere pubblica la fotografia che la ritrae in ospedale con il volto tumefatto dopo "4 giorni di botte incessanti" dal suo ex compagno nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. "Non smetterò mai di far sentire la mia voce e mostrare la mia faccia, perché questo non deve MAI accadere"

    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 26 Nov. 2020 alle 14:36 Aggiornato il 26 Nov. 2020 alle 14:41

    Violenza donne, il coraggio di Beatrice Fraschini

    È un racconto drammatico quello di Beatrice Fraschini, 27 anni, in passato vittima di violenze da parte del suo ex fidanzato Giacomo Oldrati, 41 anni, e oggi soccorritrice della Croce Verde Baggio (Milano).

    “Una giovane vittima che ha deciso di indossare con orgoglio la nostra divisa per andare in soccorso. È un esempio di coraggio ma è rivolto a chi questo coraggio non riesce a trovarlo dentro di sé perché la violenza a cui è sottoposto gli ha tolto ogni speranza”, si legge nel post Facebook della Croce Verde Baggio.

    Beatrice ha deciso di raccontare la sua storia e di rendere pubblica la fotografia che la ritrae in ospedale con il volto tumefatto dopo “4 giorni di botte incessanti” dal suo ex compagno nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “Non smetterò mai di far sentire la mia voce e mostrare la mia faccia, perché questo non deve MAI accadere”, scrive Beatrice.

    La storia di Beatrice, volontaria della Croce Verde di Baggio (Milano)
    “Il 4 giugno 2019 sono arrivata al pronto soccorso del Policlinico così. Questo è il risultato di 4 giorni di botte incessanti, ovunque. E pensare che una di quelle sere sono anche uscita per strada con questa faccia: terrorizzata, senza un telefono, senza occhiali per vedere, con ‘l’uomo’ al mio fianco che mi teneva il braccio e mi obbligava ad andare nella direzione da lui indicata. Abbiamo incontrato un sacco di persone ma nessuno si è girato; nessuno ha voluto vedere.

    In questo momento, quand’è stata scattata la foto, mi ero addormentata per la prima dose di antidolorifico. Poco dopo avrei rilasciato la denuncia alla polizia tra interruzioni per esami, addormentamenti, telefonate al lavoro. Dagli esami erano risultate: microfratture al cranio e alla mandibola, timpano sinistro perforato, setto nasale fratturato, 2 coste rotte per parte, 3 vertebre rotte (ultima dorsale e prime due lombari), un’ernia del disco; frattura scomposta di calcagno, malleolo, 4° e 5° metatarso del piede destro. Nel momento in cui è stata scattata questa foto non si sapeva se sarei tornata a camminare.

    Invece il Signore ha guardato giù. Ha fatto sì che riuscissi a scappare da un balcone al secondo piano, che riuscissi a chiedere aiuto… che mi salvassi e che mi riprendessi alla grande, tutto sommato! E quest’occasione non deve andare sprecata. Io mi sono fidata di una persona malata, manipolatoria, cattiva, e l’avevo scelto come mio compagno di vita. Ma alcune persone davvero non possono cambiare. Bisogna riconoscerle e mettersene al sicuro perché, sì, NOI veniamo prima. Per cui io, non smetterò mai di far sentire la mia voce e mostrare la mia faccia, perché questo non deve MAI accadere”.

     

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