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    Milano, sequestrate le mascherine U-Mask: indagine sulla capacità di filtraggio

    Credits: Instagram

    La procura ha disposto il sequestro in dieci farmacie e nella sede della società delle celebri mascherine utilizzate da influencer e personaggi dello spettacolo per analizzare la loro capacità di filtraggio. Indagato l'amministratore italiano. Striscia la Notizia: "Le U-Mask filtrerebbero meno di quelle da 50 centesimi e costano pure 35 euro"

    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 25 Gen. 2021 alle 17:20 Aggiornato il 25 Gen. 2021 alle 18:54

    Milano, sequestrate mascherine U-Mask

    La Procura di Milano ha disposto il sequestro in dieci farmacie milanesi e nella sede della società di 15 mascherine U-Mask complete di filtro e di 5 filtri per effettuare le analisi sulla loro effettiva capacità di filtraggio e se conforme a quanto dichiarato dall’azienda. L’inchiesta coordinata dai procuratori aggiunti Tiziana Siciliano ed Eugenio Fusco è stata affidata alla Polizia locale e alla polizia giudiziaria del dipartimento Salute, Ambiente e Lavoro. Nell’indagine nata da un esposto di una ditta concorrente, è indagata per frode nell’esercizio del commercio l’amministratore della filiale italiana della società.

    Striscia la Notizia: “Le U-Mask costano 35 euro e filtrerebbero meno di quelle da 50 centesimi”

    Anche Striscia la Notizia, tg satirico di Antonio Ricci, si è occupato delle celebri mascherine U-Mask e, nel servizio di questa sera, rivela i test a campione eseguiti. Moreno Morello spiega: “Abbiamo notato da subito che la procedura di validazione dell’Istituto Superiore di Sanità, che dovrebbe essere elemento di tranquillità per tutti, induce le persone a credere che l’Istituto controlli anche l’efficacia dei dispositivi, invece si limita a un semplice controllo documentale. La stessa percezione errata si ingenera con la marcatura CE (l’alternativa alla validazione dell’ISS) perché in sostanza sono i produttori stessi a marcare come CE le mascherine, facendo in proprio dei test senza che nessuno ne controlli il risultato e dunque dichiarandone la conformità. E i test a campione che abbiamo fatto hanno dimostrato che circolano troppe mascherine non a norma”.

    Questa sera Morello si occupa della U-Mask, “la prima mascherina biotech, riutilizzabile fino a 200 ore di utilizzo effettivo”, secondo il claim dell’azienda. Tutto regolare Morello? “Distribuita in 121 Paesi del mondo, la U-Mask è stata adottata da diverse federazioni sportive, in Formula 1 ce l’hanno Ferrari, Mercedes e McLaren, serve tantissime aziende, in Parlamento è diffusissima, la indossano Chiara Ferragni e Fedez, si trova negli shop di grandi marchi automobilistici, dicono che ha una molecola che distrugge i batteri. Insomma i consumatori hanno la percezione di avere su naso e bocca una protezione superiore rispetto a quella garantita dalle chirurgiche, ma i test — fatti in più laboratori qualificati — rivelano che siamo sotto di svariati punti. Insomma le U-Mask filtrerebbero meno di quelle da 50 centesimi e costano pure 35 euro“.

    Morello nel servizio in onda questa sera su Canale 5 rivela anche come vengono esaminate: “Secondo l’azienda che le produce la mascherina — considerata la particolare struttura e conformazione — non si potrebbe testare con i metodi tradizionali, così è stata esaminata con un loro metodo, innovativo e personale. Peccato che il metodo andrebbe validato”. Insomma le producono, le fanno testare autonomamente e ne dichiarano la conformità sotto la propria responsabilità. “Una procedura prevista dalla legge, ma che può prestare il fianco a errori, omissioni o furbizie da parte dei produttori, e che forse andrebbe rivista”.

    “L’approccio a un argomento cosi delicato come la prevenzione e la sicurezza dovrebbe essere più rigoroso. Perché così si apre la strada ad aziende superficiali — e in certi casi in malafede — che possono mettere in commercio mascherine con marcatura CE che non ne avrebbero i requisiti. È un atteggiamento pericoloso perché per questo tipo di dispositivi (non così per i dispositivi di protezione individuale dove il marchio CE è seguito da 4 cifre dell’Organismo Notificato che li ha vagliati, precisa il Corriere) il consumatore vede il marchio CE e pensa che dietro ci sia stato un controllo accurato da parte di un soggetto terzo. Invece purtroppo non è così, ci stiamo fidando di quanto il produttore ha dichiarato, sperando che nei propri cassetti abbia davvero tutti i test report e i documenti che le norme richiedono prima di immettere in commercio un dispositivo medico”, spiega Striscia la Notizia.

    U-Mask: “Certi che le indagini chiariranno la trasparenza del nostro operato”

    Per dovere di cronaca riportiamo la nota stampa inviata da U-Mask: “Confermiamo che questa mattina su richiesta della Procura della Repubblica di Milano è stata svolta un’acquisizione documentale sul nostro prodotto U-Mask. Abbiamo collaborato attivamente con gli inquirenti, fornendo tutta la documentazione richiesta. Ribadiamo che il prodotto U-Mask rispetta pienamente le norme e le leggi in materia. Tutta la documentazione tecnica relativa ai nostri dispositivi è stata a suo tempo inviata – come prescritto dalla legge – alle Autorità competenti (Ministero della Salute) che, preso atto della correttezza della documentazione accompagnatoria e delle prove tecniche effettuate, ne ha disposto l’approvazione e la registrazione come dispositivi medici di classe uno. Siamo certi che le indagini in corso chiariranno la trasparenza del nostro operato”.

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