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    Le terapie riparative per “guarire” gli omosessuali (con ipnosi ed elettroshock) in Italia sono ancora legali

    Credit: EPA/JAGADEESH NV

    Una farneticazione che non incontra ostacoli legislativi atti a fermare questa deriva integralista, dove il numero di vittime resta sconosciuto. Un altro silenzio di altri innocenti

    Di Luca Paladini
    Pubblicato il 16 Apr. 2021 alle 15:09 Aggiornato il 16 Apr. 2021 alle 15:10

    Nel mondo scientifico e accademico è da anni riconosciuta l’infondatezza e la dannosità delle cosiddette terapie riparative. Le terapie riparative sono approcci che considerano l’omosessualità come una malattia o una devianza della sessualità, e sostengono di poter curare la persona che attua comportamenti omosessuali fino a farla diventare “ex-gay”. Queste teorie sono sostenute soprattutto da gruppi politico-religiosi piuttosto estremisti (vedi Lingiardi, Citizen Gay: Famiglie, diritti negati, salute mentale, 2007) e partono da presupposti ideologici che riducono l’omosessualità a comportamenti peccaminosi e immorali, conseguenti a un presunto fallimento nel processo di identificazione di genere.

    Ci sono racconti in giro per il mondo di ragazze e ragazzi usciti da questa esperienza che con stupore si chiedono come siano riusciti a sopravvivere e non aprire una finestra e farla finita, schiacciati dalla pesantezza dei sensi di colpa inculcati e accumulati. Oltre al resto. Quando si parla di terapie riparative dobbiamo ricordare che “per guarire” si applicano, tra le altre cose, pratiche come ipnosi ed elettroshock. IPNOSI E ELETTROSHOCK!

    Nell’Italia che in questi giorni si spacca per approvare un Ddl a protezione della salute mentale e fisica delle persone omosessuali (la legge Zan pensa anche a tutele contro la misoginia e l’abilismo) le terapie riparative sono ovviamente ancora legali.

    Nel 2016 l’allora Senatore del Partito Democratico Sergio Lo Giudice presentò un disegno di legge per chiederne l’abolizione ma sparì ignorato dal totale menefreghismo del resto della politica. Quando si parla di terapie riparative in Italia, si parla sempre di Courage, un apostolato della Chiesa Cattolica, la quale “offre accompagnamento spirituale alle persone con attrazione per lo stesso sesso“. Ma nel sito, specifica anche che punta ad “andare oltre i confini dell’identità omosessuale” seguendo “una vita interiore di castità”. Con che mezzi resta un mistero. Perché poi uno dei grandi problemi intorno a questo fenomeno è la cortina fumogena che li circonda, il sostanziale clima di omertà di chi ci manda i figli e di chi “se ne prende cura”.

    Date un occhio alla pagina dei Provita & famiglia. Ci troverete ancora un pezzo sul valore delle terapie. Prendono a pretesto uno studio del 2018 pubblicato su The Linacre Quarterly, in SAGE Journals su “gli uomini credenti che hanno un attrazione omosessuale indesiderata” che ci sarebbe pure da ridere se non ci fossero di mezzo strumenti di tortura e sofferenza, il quale dimostrerebbe che “in seguito all’attuazione di una determinata volontà di cambiamento dell’orientamento sessuale da parte dei partecipanti, una significativa percentuale di essi ha visto un miglioramento della propria salute mentale”. Quindi castrando il proprio orientamento sessuale e identità di genere viene fuori che la gente sta meglio. Una farneticazione che non incontra ostacoli legislativi atti a fermare questa deriva integralista, dove il numero di vittime resta sconosciuto. Un altro silenzio di altri innocenti.

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