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    Truffa dei tamponi falsi in Campania: la ricostruzione dell’inchiesta di TPI

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 23 Ott. 2020 alle 20:41 Aggiornato il 24 Ott. 2020 alle 10:58

    Tamponi Covid falsi in Campania: la ricostruzione dell’inchiesta di TPI

    Un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro che ha messo in pericolo migliaia di persone in Campania, un laboratorio privato di analisi che ha effettuato, per stessa ammissione dei componenti della banda, migliaia di tamponi Covid falsi con un macchinario inadeguato a processarli, il cui esito veniva comunicato ai clienti in breve tempo. È questa la mega-truffa dei tamponi in Campania che noi di TPI siamo in grado di svelare attraverso l’inchiesta realizzata da Amalia De Simone, le testimonianze esclusive di due delle persone truffate e le intercettazioni di uno dei membri dell’organizzazione diabolica di cui siamo entrati in possesso. A mettere in piedi il giro d’affari su cui indagano i carabinieri del NAS un dottore del 118, che venendo meno al vincolo di esclusività alla sanità pubblica, approfittava della propria posizione di medico, della crisi pandemica da Coronavirus in Campania e del conseguente assoggettamento psicologico da parte della gente, per guadagnare sulla pelle dei pazienti. Peccato che i tamponi Covid erano solo una truffa, e risultavano negativi anche quando a essere testati erano soggetti positivi al Coronavirus.

    I tamponi Covid condotti nel laboratorio privato erano sprovvisti di certificato sanitario e venivano processati con un macchinario normalmente utilizzato per testare la brucellosi nelle vacche. Eppure, come confermato da una delle testimonianze esclusive da noi raccolte, per ogni test venivano rilasciati anche dei certificati firmati dal medico che coordinava le prestazioni, in un momento in cui la Regione Campania non aveva ancora dato mandato ai privati di effettuare questo tipo di test.

    Dalle indagini dei NAS coordinati dal comandante Gennaro Tiano risulta inoltre che questo tipo di tamponi sono stati eseguiti anche in alcune aziende e, nel corso degli ultimi mesi, anche a domicilio, tanto che essendo una parente titolare di una società di ambulanze, da alcune conversazioni è emersa la volontà di utilizzare macchine con intestazione medica per millantare maggiore autorevolezza e poter parcheggiare anche in doppia fila.

    Infine, tra i membri della banda c’era anche un infermiere che avrebbe eseguito gli esami anche per conto proprio, raggirando i suoi stessi sodali, utilizzando striscette già usate e quindi non attendibili fin dall’inizio. Così facendo, questa organizzazione ha fatto sì che i contagiati andassero in giro senza neanche sapere della propria positività: una bomba epidemiologica di cui probabilmente ancora non abbiamo visto tutti i risultati in una regione che in questo momento ha più del 10 per cento di tamponi positivi. “Queste migliaia di tamponi falsi sono un fatto di una gravità inaudita e mi auguro che la magistratura faccia il suo corso e il suo lavoro, insieme alle forze dell’ordine”, ha dichiarato a TPI il sindaco di Napoli Luigi de Magistri, evidenziando come la mega truffa dei tamponi falsi sia il risultato di una situazione fuori controllo, in cui il tracciamento dei contatti è sfuggito di mano alle autorità sanitarie. “In Campania manca una rete e una capacità organizzativa per monitorare tra pubblico e privato lo stato di salute della nostra popolazione”, ha sottolineato il primo cittadino.

    Tamponi Covid falsi in Campania – La banda: chi sono i componenti del “sistema”

    Sono in tutto 17 le persone iscritte nel registro degli indagati dai carabinieri del NAS di Napoli. Accanto al medico del 118, un infermiere e una serie di operatori non qualificati, tra cui anche la sorella di quest’ultimo e vari altri conoscenti, che venivano impiegati per eseguire i tamponi Covid falsi. E poi il supporto di un’azienda specializzata in protesi acustiche che metteva a disposizione il suo parco clienti, i locali della sua struttura e un macchinario per processare i tamponi. Appena la procura chiuderà il fascicolo, gli indagati potranno produrre documenti e depositare memorie che provino la loro eventuale estraneità ai fatti (Qui una ricostruzione dell’organizzazione: chi è la banda).

    Tamponi Covid falsi in Campania – Le intercettazioni

    “Io gli facevo il tampone (Covid, ndr) e lo mettevo su una striscetta già usata e non gli dicevo niente. Non attendevo nemmeno i 20 minuti e dicevo: è negativo guagliò, tutto a posto! Capito? Tanto io già so che quella striscetta è negativa quindi non tengo il rischio. (…) Che me ne fotte… Nella sua testa lui è negativo. Se pure fosse stato positivo già avrebbe fatto i guai… Che me ne fotte a me”. Questa la sintesi di una delle conversazioni oggetto dell’indagine dei carabinieri del NAS di Napoli di cui noi di TPI siamo entrati in possesso. L’infermiere diceva di ricorrere a striscette usate e di “fottersene” dell’esito giusto da comunicare ai pazienti. Ma dall’intercettazione emerge anche che non tutti erano completamente ignari della truffa. “Una signora mi ha fatto una chiavica perché il tampone era negativo a fronte di quello dell’Asl che era nuovamente positivo e ha praticamente detto che noi siamo una chiavica… Che li fate a fare i tamponi?”, racconta l’infermiere. (Qui tutte le intercettazioni)

     

     

    Il documento che smaschera la banda

    A dimostrazione che i tamponi Covid fossero falsi, l’esito del tampone fatto ad agosto da una delle persone raggirate, A.S., presso la Asl Napoli 1 centro dove il suo tampone è risultato positivo, al contrario del test negativo fatto dalla banda. Qui di seguito il documento originale in nostro possesso:

    Tamponi Covid falsi in Camania – Le testimonianze esclusive

    La storia di Maria –  Maria è una signora di 82 anni che il 31 agosto ha avvertito per la prima volta i sintomi del Covid: 38 di febbre, tosse, debolezza. Era stata a Cosenza con la nipote dove erano stati a contatto con un parente risultato positivo al Covid. Proprio la nipote si rivolge al medico del 118 a capo della banda che effettuava i tamponi Covid: il sistema sanitario regionale era congestionato per l’aumento esponenziale dei contagi dopo il periodo estivo, e l’attesa dei risultati del test da parte della Asl sarebbe stata troppo lunga. Così alla signora Maria viene fatto il tampone presso il laboratorio privato. L’esame viene eseguito a buona parte della famiglia di Maria. L’esito è negativo, e il medico che aveva effettuato il tampone Covid aveva anche rassicurato la nipote: “Tua zia era perfetta. Non ha nulla, non tiene niente, ha solo una bronchite asmatica… è un’altra cosa”, racconta la nipote di Maria a TPI. Ma la febbre non scende e la signora Maria finisce in ospedale a Pozzuoli dove le diagnosticano la positività al Covid e ne dispongono il trasferimento in un altro ospedale.

    “Anche io ho contratto il Covid ma mia zia è stata ricoverata per più di un mese”. Di che tampone si tratta? “Di quello normale naso-gola. Risultò negativo, ma mia zia stava male e così la portammo all’ospedale di Pozzuoli. Lì le rifecero il tampone e risultò positivo, la tennero un giorno in uno stanzino e poi la trasferirono all’ospedale Loreto Mare perché al Cotugno non c’era posto”. Quando avete fatto il primo tampone privato? “Lo abbiamo fatto a fine agosto, il 29 o il 30”. Vi siete rivolti a quel laboratorio privato perché lo conoscevate? “Perché era regolare e autorizzato”, spiega la donna. Il medico che aveva eseguito il tampone aveva fatto credere che fosse tutto regolare, eseguendo un esame da privato quando la Regione Campania ancora non lo aveva consentito. (Qui tutta la storia di Maria).

     

    L’INCHIESTA COMPLETA DI TPI SUI TAMPONI FALSI IN CAMPANIA

    La storia di A. – A. ha capito di essere stato truffato quando è risultato negativo al test privato e positivo a quello dell’Asl. Rintracciato telefonicamente da TPI, ha spiegato di aver fatto ricorso al tampone privato in attesa dell’esito di quello fatto all’Asl.“Dall’Asl ci mettevano tempo e io sono impazzito perché avevo paura. Così ho richiesto privatamente un test rapido. E’ risultato negativo. Poi invece dopo una settimana l’Asl mi ha comunicato che il mio tampone era positivo. D’altronde avevo alcuni sintomi del Coronavirus come la perdita del gusto e dell’olfatto”. Il laboratorio che lei ha contattato aveva autorizzazioni per lavorare? “Si, mi hanno mostrato carte e autorizzazioni e l’addetto proveniva da un centro, un laboratorio”. Sulla veridicità delle autorizzazioni saranno gli inquirenti a verificare nei prossimi giorni (Qui tutta la storia di A.)

     

    Tamponi Covid falsi in Campania, de Magistris: “Fatto gravissimo, ora massimo rigore e severità”

    “Queste migliaia di tamponi falsi sono un fatto di una gravità inaudita e mi auguro che la magistratura faccia il suo corso e il suo lavoro, insieme alle forze dell’ordine. Con il massimo rigore e la massima severità perché è inqualificabile e indegno”, ha dichiarato a TPI il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. “Bisogna partire però dal contesto in cui questa organizzazione si è potuta inserire. Noi abbiamo innanzitutto una situazione che io da tempo vado dicendo che è fuori controllo. Non si ha più notizia di un tracciamento puntuale e costante dei positivi e dei contatti diretti. Secondo: le persone vengono lasciate per troppo tempo in balia della tempesta ovvero non riescono ad avere il risultato del tampone. E questo li mette in una condizione di disperazione perché la Asl ritarda. E le persone hanno la tosse che aumenta, la febbre che aumenta e sono spaventate. Ed è proprio in quel momento che cercano il tampone, che si rivolgono a chiunque pur di farlo”, ha sottolineato il primo cittadino. “In Campania manca quindi – ha continuato de Magistris – una rete e una capacità organizzativa per monitorare tra pubblico e privato lo stato di salute della nostra popolazione. E questo sarebbe competenza della Regione e delle Asl. E non c’è solo il quadro delle abitazioni, cioè di chi sta male a domicilio. Poi c’è anche chi fa 8 o 9 ore di fila davanti al Frullone, la sede che la Asl ha messo a disposizione per i tamponi. C’è gente che per evitare questo strazio, poi magari va da un’altra parte” (qui l’intervista completa).

    Truffa tamponi falsi in Campania, Sileri a TPI: “Questi sciacalli vanno puniti per procurata epidemia”

    Tamponi falsi in Campania? Questi sciacalli devono essere colpiti. E’ chiaro che se lì vi è stato un atto illecito, per altro sulla salute dei pazienti, questa organizzazione va punita senza pietà. Nel momento in cui ci vogliono 8 ore per fare i tamponi, il virus corre e la diagnostica è l’arma per fermare l’avanzata del virus, una cosa del genere è davvero criminale”. Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri commenta così l’inchiesta di TPI sulla truffa dei tamponi Covid falsi in Campania.

    “Con un falso del genere – ha continuato Sileri – non essendoci stata la diagnosi, queste persone positive sono diventate essi stessi un pericolosissimo focolaio inconsapevole. Potrebbero aver contagiato le loro famiglie, i loro colleghi. Chiaramente la colpa non è dei poveri cittadini ignari di questa truffa. Ma la procura di Napoli ora deve indagare e punire i responsabili di questo sistema per procurata epidemia. Un reato che se è stato perpetrato su centinaia di persone le autorità competenti devono andare a fondo con le indagini e sarà la Procura di Napoli a delinearne il perimetro. Io posso solo dire che quegli sciacalli devono essere colpiti senza pietà” (Qui l’intervista completa).

    Le inchieste della procura di Napoli

    Attraverso le inchieste affidate ai pm Maria Di Mauro e Giuseppe Lucantonio, la procura di Napoli valuterà l’ipotesi di reato di truffa al sistema sanitario nazionale, falso e concussione ai danni dei clienti indotti a sottoporsi al test sierologico in caso di tampone dubbio o positivo. L’associazione potrebbe rivelarsi eventualmente responsabile di procurata epidemia o epidemia colposa.

    L’INCHIESTA DI TPI SUI TAMPONI FALSI IN CAMPANIA
    1. Le intercettazioni
    2. Chi sono i membri dell’organizzazione
    3. La testimonianza
    4. La storia di una delle persone truffate
    5. L’intervista a De Magistris
    6. Il documento che smaschera la banda
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