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    La Sea Watch entra in acque italiane

    Credit: Sea Watch Twitter
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 18 Mag. 2019 alle 15:03 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:37

    Sea Watch news 18 maggio | Intorno alle ore 14.40 di sabato 18 maggio la nave Sea Watch è entrata in acque territoriali italiane e ha iniziato a fare rotta verso Lampedusa.

    Questo quanto emerge dall’analisi dei siti di monitoraggio in tempo reale della posizione delle imbarcazioni (Qui tutto il caso della Sea Watch 3, con gli ultimi aggiornamenti e il riassunto di quello che sta succedendo).

    “Abbiamo deciso di entrare nelle acque territoriali e fatto rotta verso Lampedusa in considerazione dell’aggravamento delle condizioni a bordo, dove alcuni migranti hanno manifestato anche l’intenzione di suicidarsi”, ha affermato la portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi.

    “Prima di procedere siamo stati in contatto con la Guardia costiera informandoli della condizioni umanitaria e delle nostre intenzioni e abbiamo contestualmente inviato una richiesta di revoca del diniego di entrare nelle acque territoriali. Nessuna intenzione di violare le regole che abbiamo rispettato, ma le condizioni sono mutate e la nostra scelta è diventata obbligata: a giudizio anche del comandante la situazione venutasi a creare supera le motivazioni del diniego”.

    Poco dopo è arrivata la risposta del Viminale, che ha precisato che “il ministero dell’Interno si è già pronunciato: ha considerato la Sea Watch3 ‘non inoffensiva’ a norme di quelle stesse convenzioni internazionali che vengono spesso invocate, anche a sproposito”.

    “Il Viminale ha diffidato la Sea Watch 3 a entrare nelle acque italiane”, proseguono dal ministero. “Il ministero dell’Interno non cambia idea e non autorizza lo sbarco. Se qualcuno non è d’accordo si prenda la responsabilità pubblica di dirlo e di autorizzarlo. Li consideriamo complici dei trafficanti: abbiamo buoni motivi per pensarlo e per dirlo”.

    Il caso – L’imbarcazione della Ong era ferma da giorni in acque internazionali e aveva ricevuto dal Ministero dell’interno una diffida a entrare in territorio italiano dopo aver soccorso 65 migranti al largo delle coste della Libia.

    “Abbiamo fatto sbarcare malati e bambini, ma resta il divieto assoluto alla Sea Watch3 di entrare nelle nostre acque territoriali. Non cambiamo idea: porti chiusi per chi non rispetta le leggi, mette in pericolo delle vite, minaccia. Una Ong, peraltro straniera, non può decidere chi entra in Italia”, aveva affermato Salvini.

    Nella giornata di ieri, 17 maggio, era stato concesso lo sbarco solo a 18 persone. A bordo quindi ci sono ancora più di 40 migranti, alcuni dei quali in precarie condizioni: i medici della Ong hanno riferito che alcuni di loro avrebbero minacciato il suicidio.

    A causa della situazione creatasi a bordo, la Sea Watch ha chiesto di poter entrare in acque italiane per motivi umanitari, ma l’appello è stato respinto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

    Il capo del Viminale ha ribadito che “resta il divieto assoluto alla Sea Watch3 di entrare nelle nostre acque territoriali”.

    Fino a poche ore prima la nave era ancora ferma al largo delle coste di Lampedusa in acque internazionali, ma l’equipaggio aveva riferito alle autorità costiere di essere pronto a infrangere il divieto del Viminale e ad entrare in territorio italiano.

    La diffida a superare questo limite era stata formalmente notificata ieri dalla Guardia di finanza.

    Nella giornata del 17 maggio era anche arrivata la notizia che la Procura della Repubblica di Agrigento aveva deciso di aprire un fascicolo d’inchiesta anche sul caso “Sea Watch”. A seguire il caso è il procuratore aggiunto Salvatore Vella, che si trova a Lampedusa per l’interrogatorio dell’armatore della nave “Mare Jonio”.

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