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    Scuola, il rientro potrebbe slittare al 23 settembre

    Un aula vuota Credits: Ansa

    A pesare sulla scelta potrebbe essere il voto per le elezioni amministrative il 20 settembre, che comporterebbe una nuova chiusura degli istituti per la sanificazione necessaria

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 12 Giu. 2020 alle 15:00

    Scuola, il rientro potrebbe slittare al 23 settembre

    A quasi una settimana dall’approvazione del decreto Scuola, restano ancora un’incognita non solo le modalità con cui gli studenti e gli insegnanti torneranno in classe a settembre, ma anche la data della riapertura. Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, esistono diverse ipotesi sulla data del rientro in aula. A stabilire il calendario scolastico sono di solito le Regioni, che prevedono la partenza normalmente tra il 10 e il 15 di settembre. Ma la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina tempo fa aveva proposto una partenza uniforme dal primo settembre per recuperare una parte di quanto perso durante i mesi di didattica a distanza.

    Tra le ipotesi, tuttavia, c’è anche quella di far slittare la partenza al 23 settembre. Infatti, le prime due o tre settimane di settembre potrebbero essere dedicate dai singoli istituti scolastici alle attività di recupero per gli alunni promossi con il debito in alcune materie, ritardando la partenza delle lezioni vere e proprie. A pesare sul possibile rinvio c’è anche il nodo delle elezioni amministrative, previste proprio per settembre.

    Se le votazioni, come ipotizzato, dovessero tenersi il 20 settembre, sarebbe improbabile che le scuole riaprissero prima, soprattutto a causa delle regole di distanziamento e pulizia previste come prevenzione a causa del virus, che comporterebbero la necessità di tempi di chiusura più lunghi per predisporre e poi smantellare i seggi elettorali in tutta sicurezza. Ad esempio, potrebbero dover chiudere giovedì prima del voto e riprendere non prima di mercoledì. Ma che senso avrebbe riaprire il 15 settembre dopo mesi di chiusura per poi richiudere pochi giorni dopo?

    “Nessun presidente di Regione si prenderà la responsabilità di far riaprire le scuole dopo sette mesi di chiusura, di far andare i ragazzi a scuola, poi di richiuderle, di far andare a votare milioni di persone, di doverle sanificare e di rimandare i ragazzi a scuola”, ha commentato il governatore della Liguria Giovanni Toti lo scorso 28 maggio, aggiungendo che ritiene “assurdo rimandare la riapertura delle scuole a ottobre o peggio interrompere l’anno scolastico per ben due volte in un momento in cui il comitato tecnico scientifico già dice che potremmo essere in un nuovo periodo a rischio”. Anche il governatore del Veneto Luca Zaia ha preso una posizione simile. Il ministero dunque dovrà affrontare la questione con le Regioni e trovare una possibile soluzione.

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