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    Chi è Said Mechaquat, l’uomo che ha confessato l’omicidio di Stefano Leo a Torino

    Il gesto di Said Machaouat ai cronisti mentre viene portato via dai carabinieri (credit: Ansa - Alessandro Di Marco)
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 1 Apr. 2019 alle 12:50 Aggiornato il 4 Apr. 2019 alle 09:49

    Si chiama Said Mechaquat, ha 27 anni ed è nato in Marocco, a Casablanca, anche se vive in Italia da anni. È stato lui, secondo quanto ha raccontato ai carabinieri durante la sua confessione spontanea, ad aver ucciso Stefano Leo, il 34enne commesso biellese residente a Torino trovato morto lo scorso 23 febbraio ai Murazzi del Po.

    Domenica pomeriggio, poco dopo la fine della marcia organizzata dai parenti e dagli amici di Leo per chiedere maggiore chiarezza sulla morte del ragazzo, Said Mechaquat si è recato in questura, da solo. Poco dopo, durante l’interrogatorio davanti ai carabinieri, ha ammesso di essere stato lui l’autore del delitto.

    Adesso è in stato di fermo. Dopo la confessione e l’arresto delle forze dell’ordine, con il cappuccio della giacca in testa Mechaquat ha fatto il segno delle corna ai giornalisti  ai fotografi fuori dalla caserma.

    A sconvolgere di più gli inquirenti è stato soprattutto il movente dell’omicidio di Stefano Leo, colpevole – secondo quanto dichiarato dal suo sedicente assassino – di essere “troppo felice” e di aver dato uno sguardo di troppo all’uomo. “Non lo conoscevo – ha affermato Said Mechaquat – l’ho scelto perché tra i tanti mi sembrava felice e io volevo ammazzare un ragazzo come me, togliergli tutte le promesse che aveva, toglierlo ai suoi figli e ai suoi parenti”.

    Ma prima ancora di descrivere il modo in cui ha tolto la vita a Stefano Leo, il 27enne ha iniziato a raccontare alcuni dettagli della sua vita. E il quadro che ne è emerso è di assoluta sofferenza. Una vita, la sua, che quando è arrivato in Italia sembrava assolutamente normale: Said Mechaquat ha trovato una moglie, dalla quale ha avuto dei figli. Poi ha iniziato a lavorare come cuoco.

    Qualche mese fa, però, la situazione è cambiata profondamente. Prima la separazione dalla moglie, anche a causa di una condanna per maltrattamenti in famiglia. Poi l’impossibilità di vedere i propri bambini: “La cosa peggiore – avrebbe dichiarato ai carabinieri – è stato sapere che il mio bimbo di quattro anni chiama papà l’amico della mia ex compagna”.

    Said Mechaquat, con altri piccoli precedenti penali, si è ritrovato così senza casa e senza famiglia, visto che anche i rapporti con i parenti in Marocco sono a zero.

    Prima è stato ospitato da un amico, poi ha iniziato a vagare per strada, soprattutto sul Lungo Po dei Murazzi. Il luogo dove il 23 febbraio ha fortuitamente incontrato Stefano Leo. Una vittima, dunque, del tutto casuale, morta per la furia omicida di un uomo che non aveva mai incontrato prima in vita sua.

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