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    “Che stai sulla Salaria?”: studenti del Righi contro la frase sessista della prof, la rappresentate: “Ci sentiamo nel medioevo”

    "La scuola ripropone gli schemi patriarcali che dovrebbe abbattere", dice a TPI la rappresentante del liceo Righi a margine della protesta organizzata in solidarietà nei confronti di Rebecca, 16 anni, rimproverata dalla professoressa perché portava la pancia scoperta

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 16 Feb. 2022 alle 16:08 Aggiornato il 16 Feb. 2022 alle 17:20

    Minigonna e pancia scoperta per andare a scuola, almeno per un giorno, tutti insieme per protestare contro la frase rivolta da una professoressa alla studentessa del liceo Righi di Roma che stava ballando in classe con la maglietta alzata. “Ma che stai sulla Salaria?”, aveva detto la prof. a Rebecca, 16 anni, davanti a tutta la classe, prima di portarla dalla vicepreside. Un atteggiamento percepito come retrogrado, offensivo e sessista, che ha spinto le studentesse e gli studenti della scuola a manifestare la propria indignazione oggi davanti all’ingresso dell’Istituto, muniti di top e paillettes colorate, esibendo lo striscione: “Benvenut* nel medioevo, Righi zona fucsia“.

    “Ci sentiamo nel medioevo non solo dentro scuola, ma siamo arrabbiati perché gli schemi sociali patriarcali che ci circondano vengono riproposti anche nel luogo che dovrebbe abbatterli. La scuola dovrebbe elevare gli studenti”, dice a TPI Francesca Gabardi, 18 anni, rappresentante del liceo Righi a margine dell’assemblea spontanea che ha avuto luogo dopo la protesta. “Dare della prostituta ad una ragazza è quasi medioevale, e lo è anche il fatto di associare alle lavoratrici del sesso un giudizio svalutante, non sono tutte poverine o sfruttante, c’è chi lo fa per lavoro, non si può usare questo termine come insulto”, continua. “Abbiamo la classe di prof più vecchia d’Europa, da un lato è normale che ci sia questo retaggio del passato. Ma noi siamo più sensibili al contesto che cambia, siamo in contatto con le realtà associative che sono al passo con i tempi e cercano di abbattere gli schemi sociali. C’è un grande lavoro anche da parte delle famiglie, solo la scuola rimane indietro”.

    L’episodio si è trasformato in un’occasione per riflettere su temi ben più ampi, sottolinea ancora Francesca, come quello del “doppio standard” che si adotta a scuola soprattutto in materia di dress code. “È stata la professoressa stessa a dire che se avesse avuto una situazione uguale con un ragazzo gli avrebbe detto ‘Stai andando al mare?’. Un commento innocuo e inoffensivo. C’è una diversa interpretazione del corpo maschile e femminile. Del femminile se ne parla sempre, si cerca di coprirlo, agli uomini non viene detto niente”.

    Quello del Righi, osserva ancora la rappresentante d’istituto, non è un caso isolato, ed è venuto fuori perché il liceo è uno dei più conosciuti della capitale e perché la studentessa “ha avuto una grande forza d’animo” e il coraggio di denunciare, ma in tanti casi studentesse e studenti più piccoli non reagiscono. “Non sai che conseguenze può avere una frase del genere su altri studenti più timidi o fragili, e il comportamento di un’educatrice o di un educatore ha un grande impatto su di noi”, dice. “Speriamo questo sia un punto di partenza che dia coraggio anche ad altre persone e scuole di ribellarsi, perché è assurdo che un educatore si rivolga così a una studentessa”.

     

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