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    Tutti contro Orsini: dall’Eni al direttore di Rai 3, ecco chi ha preso le distanze dal professore “ribelle”

    Di Almerico Bartoli
    Pubblicato il 7 Apr. 2022 alle 10:50

    Le tesi controverse sull’invasione dell’Ucraina del professore Alessandro Orsini, il sociologo ribelle della Luiss, hanno provocato una decisa presa di distanza da parte di diverse aziende e persone, a cominciare dal suo stesso ateneo. Come riportato ieri in esclusiva da TPI, anche l’Eni, l’azienda che foraggia il suo Osservatorio sulla Sicurezza internazionale dal 2016, ha annunciato di non avere più intenzione di rinnovare il finanziamento – coperto da riservatezza – all’osservatorio interno della Luiss Guido Carli diretto da Orsini.

    Il sociologo più discusso dei salotti televisivi era già finito in una bufera mediatica dopo il suo intervento a metà marzo a “Piazza Pulita”, tanto da spingere l’università romana a chiedergli di parlare a titolo personale in quanto studioso della materia. Anche il contratto con “Cartabianca” è stato sospeso dalla Rai, dopo che l’azienda non ha più ritenuto opportuno offrire un compenso per la sua partecipazione al programma televisivo condotto da Bianca Berlinguer. L’ultimo a dissociarsi da Orsini è stato il direttore di Rai3, Franco di Mare, che ha definito “riprovevoli e incondivisibili” le affermazioni del docente, il quale nel corso del talk show Cartabianca ha sostenuto che è meglio per “i bambini vivere in una dittatura piuttosto che morire sotto le bombe in una democrazia”.

    Alessandro Orsini è professore associato nel dipartimento di Scienze Politiche della Luiss, dove insegna Sociologia generale e Sociology of Terrorism. I suoi libri – dal 2002 ne ha scritti 15 e curati 3 – sono stati pubblicati da alcune delle più prestigiose università americane e i suoi articoli sono apparsi sulle più autorevoli riviste internazionali specializzate in studi sul terrorismo. Il docente ha assunto spesso posizioni in aperto contrasto con le principali correnti di pensiero della sinistra. Nel 2011 salì agli onori delle cronache dopo la sua polemica con Travaglio in cui paragonò i No Tav alle BR. L’anno successivo fu di nuovo bersagliato dopo aver sostenuto nel suo libro-choc su Gramsci, che quest’ultimo sia stato “uno dei più grandi maestri della pedagogia dell’intolleranza”. Oppure nel 2016, quando ospite di “Agorà” dichiarò che “accogliere gli immigrati conviene perché è un grande affare economico”.

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