Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    Matteo Salvini indagato per diffamazione dopo la querela di Carola Rackete. Il leader della Lega: “Per me è una medaglia”

    Di Madi Ferrucci
    Pubblicato il 5 Set. 2019 alle 12:30 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:20

    Matteo Salvini indagato per diffamazione dopo la querela di Carola Rackete

    Il leader della Lega Matteo Salvini è indagato per diffamazione dopo la denuncia presentata a luglio dalla ex comandante della Sea Watch 3 Carola Rackete: la Procura di Roma a cui era stata depositata la querela ha inviato gli atti a Milano, dove Salvini ha la sua residenza. La giovane capitana nel testo della querela accusa l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini per “diffamazione aggravata” e  “istigazione a delinquere” e ha chiesto il sequestro dei suoi account social, pieni di “messaggi d’odio”.

    Immediata la reazione dell’ex ministro dell’Interno che sul suo profilo Facebook ha scritto: “Denunciato da una comunista tedesca, traghettatrice di immigrati, che ha speronato una motovedetta della Finanza: per me è una medaglia! Io non mollo, mai”.

    Carola Rackete ha querelato Matteo Salvini per diffamazione aggravata: “Sequestrategli gli account social”

    Il documento di denuncia di ben 14 pagine riporta tutte le 22 offese che il ministro ha rivolto a Carola Rackete su Facebook, Twitter, Instagram o in tv.

    “Matteo Salvini mi ha definito pubblicamente e ripetutamente sbrufoncella, fuorilegge, complice dei trafficanti, potenziale assassina, delinquente, criminale, pirata, una che ha provato a uccidere dei finanzieri e ad ammazzare cinque militari italiani, che ha attentato alla vita di militari in servizio, che ha deliberatamente rischiato di uccidere cinque ragazzi e che occupa il suo tempo a infrangere le leggi italiane e fa politica sulla pelle dei disgraziati: la gravità della lesione al mio onore è in sé evidente”, si legge nella denuncia.

    Il legale della Capitana Alessandro Gamberini ha dichiarato che “la richiesta è legittimata dalla giurisprudenza della Corte Suprema, che autorizza il sequestro dei servizi di rete e delle pagine informatiche che non rientrano nella nozione di stampa e quindi non godono delle garanzie costituzionali in tema di sequestro di stampa”.

    Carola Rackete, nuovo attacco a Salvini: “Ecco la verità sullo speronamento della Guardia di Finanza”
    Il capitano e la capitana: chi ha perso e chi ha vinto nella farsa del caso Sea Watch 3 (il commento di Luca Telese)
    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version