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    Mafia Capitale, dissero il falso in aula: a giudizio l’ex braccio destro di Alemanno e una deputata Pd

    Antonio Lucarelli, ex braccio destro di Gianni Alemanno, e Micaela Campana, deputata Pd
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 16 Apr. 2019 alle 17:02 Aggiornato il 16 Apr. 2019 alle 17:03

    Ci sarà un nuovo filone del processo su Mafia Capitale. La nuova inchiesta riguarderà quei testimoni che sono stati accusati dalla procura di Roma di aver dichiarato il falso, o di aver taciuto, durante il dibattimento di primo grado nell’aula bunker di Rebibbia.

    Sono in tutto 13 le persone rinviate a giudizio per questo nuovo filone, che partirà il prossimo 13 novembre. Tra essi, anche alcuni nomi grossi, come quello di Antonio Lucarelli, che fu il braccio destro dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. O come quello di Micaela Campana, deputata del Pd.

    Lucarelli rese la sua testimonianza in tribunale il 20 marzo 2017. In quell’occasione, secondo il gup Costantino de Robbio, “ha affermato, contrariamente al vero, di non conoscere Massimo Carminati, di non essere mai stato contattato dallo stesso nel periodo in cui ha svolto le mansioni di capo segreteria di Alemanno, di non aver subito da Carminati alcuna intimidazione e di aver avuto rapporti conflittuali con Salvatore Buzzi che, poi, ridimensionava nella rilevanza”.

    Mafia Capitale, la sentenza d’appello: 18 anni e 4 mesi a Buzzi, 14 anni e 6 mesi a Carminati

    Campana, invece, comparve davanti ai giudizi il 17 ottobre del 2016. Nel suo caso, l’accusa è quella di aver “negato reiteratamente numerose circostanze della sua vita politica e personale”, fra le quali “la richiesta rivolta a Buzzi di curare il trasloco per il cognato Nicolò Corrado”, “le ragioni dell’incontro del 4 aprile 2014 avuto con lui presso la sua abitazione” e i motivi per i quali “lo stesso Buzzi doveva rivolgersi al sottosegretario agli Interni Filippo Bubbico e se fosse per l’accoglienza di immigrati a Castelnuovo di Porto”.

    Tra i rinviati a giudizio anche l’ex direttore del dipartimento promozione dei servizi sociali del Comune di Roma, Angelo Scozzafava, per un episodio di falso, e il pentito Roberto Grilli, che rispondeva di calunnia ai danni di un avvocato e di autocalunnia.

    Gli imputati, inizialmente, erano 17: sono stati prosciolti dal gup Biagio Campanale, Maurizio Mattei, Maurizio Franchini e Angelo Chiorazzo.

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