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    Lombardia, i numeri che hanno deciso il coprifuoco: “600 persone in rianimazione entro fine mese e 4 mila ricoverati”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 20 Ott. 2020 alle 11:50

    La Lombardia chiede al governo di applicare il coprifuoco dalle 23 alle 5 del mattino a partire da giovedì 22 ottobre al fine di contrastare l’epidemia di Coronavirus nella Regione. I sindaci di tutti i Comuni capoluogo della Lombardia, il presidente dell’Anci, Mauro Guerra, i capigruppo di maggioranza e di opposizione e il governatore Attilio Fontana, infatti, hanno deciso all’unanimità di chiedere di condividere al Governo, nella persona del ministro della Salute, Roberto Speranza, lo stop di tutte le attività e degli spostamenti, ad esclusione dei casi “eccezionali” (motivi di salute, lavoro e comprovata necessità), nell’intera Lombardia dalle ore 23 alle 5 del mattino a partire da giovedì 22 ottobre.

    Ma come è nata questa decisione così rapida e stringente? I numeri in Lombardia parlano chiaro e questa volta il governatore Fontana non ha avuto indugi: serve una stretta perché lo scenario che va proiettandosi è a dir poco catastrofico. Secondo i report elaborati dal Cts si parla di un orizzonte di 600 persone, dai 113 di oggi, in rianimazione entro fine mese e di 4 mila ricoverati negli altri reparti Covid. Secondo il Corriere della Sera, “è la densità abitativa di una metropoli come Milano, con l’Rt lievitato negli ultimi giorni fino a 2,34, a fare paura e non consentire rinvii. Un dato, quello che traccia la velocità del contagio che si riferisce a mercoledì scorso e che quindi è destinato a salire”.

    “Ora non c’è un minuto da perdere e serve cambiare marcia. Mi chiedo se possa bastare chiudere la città per un quarto di giornata, quella tra l’altro meno trafficata — dice Antonio Pesenti, coordinatore dell’unità di crisi lombarda per le rianimazioni —. In Germania, Angela Merkel è andata in tv e ha chiesto a tutti di stare a casa. Solo che qui se lo dico solo io non mi crede nessuno”.

    D’altronde, un allarme è stato lanciato anche dal direttore sanitario dell’Ats di Milano, Vittorio Demicheli, che in un’intervista a SkyTg24 ha fatto appello a tutti i cittadini chiedendo la massima responsabilità e un impegno per limitare il rischio di trasmissione del virus dopo l’impennata di casi nel capoluogo lombardo.

    “In questo momento la fase del contenimento purtroppo è inefficace. Non riusciamo a tracciare tutti i contagi, a mettere noi attivamente in isolamento le persone. Chi sospetta di aver avuto un contatto a rischio o sintomi stia a casa”, ha detto Demicheli.

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