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    Kalimchè, la nave dei trafficanti di uomini ora diventa una biblioteca per minori a rischio

    La nave Kalimchè era utilizzata per il traffico di essere umani da Bodrum, in Turchia, fino a Bari

    Una barca che si porta in giro le storie e le fa navigare è l’antidoto migliore alla superficialità, alla faciloneria e all’elogio dell’ignoranza che qualcuno soffia in questo tempo

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 22 Lug. 2019 alle 15:40 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:25

    Kalimchè è il nome di una barca che il crimine organizzato utilizzava per il traffico di essere umani da Bodrum, in Turchia, fino a Bari. Una barca che si porta dietro l’odore dello sfruttamento, della paura e della speranza pagata a peso d’oro. Quando l’hanno sequestrata il Ministero della Giustizia ha pensato che avrebbe potuto essere invece l’arca per navigare verso il riscatto e per questo ha deciso di concederla per le attività di riabilitazione di giovani a rischio di devianza, quei giovani fragili che hanno bisogno di una mano che si tenda per non affondare.

    Per tornare in mare Kalimchè ha subito quasi un anno di interventisti tecnici della darsena Mar di Levante e l’aiuto di otto minori sottoposti a misure penali o in carico ai servizi sociali. È stato uno di quei cantieri in cui si restaura qualcosa per restaurare anche le persone che ci lavorano. Funziona. Da sempre. E così finalmente qualche giorno fa il progetto ideato dall’associazione Marcobaleno ha visto la luce e Kalimchè è tornata in mare, con tanto di champagne e applausi e sorrisi.

    “Un porto della speranza”, l’ha chiamata don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ed è vero che se un’imbarcazione che era portatrice di crimine e sventura oggi può essere rimessa in mare profumando di futuro allora significa che al di là delle troppe parole e della troppa propaganda questo è un Paese in cui dietro alle quinte si lavora per costruire umanità.

    Ma c’è un altro aspetto in tutta questa storia che merita di essere raccontato: Kalimchè, tra le altre cose, diventerà anche una biblioteca galleggiante e ospiterà presentazioni di libri, reading, incontri letterari. Sul suo ponte camminerà la cultura, quella che forgia i ragazzi al di là degli errori che hanno commesso. Una barca che si porta in giro le storie e le fa navigare è l’antidoto migliore alla superficialità, alla faciloneria e all’elogio dell’ignoranza che qualcuno soffia in questo tempo.

    Investire nella conoscenza e nella costruzione di legami culturali significa costruire persone che diventino porti: “L’assessorato al Welfare ha investito circa 90mila euro per l’allestimento di questa imbarcazione e di tutti i presidi di lettura popolare, perché riteniamo fondamentale investire nelle relazioni, nella costruzione di legami e nella conoscenza, anche per contrastare fenomeni, sempre più frequenti, connessi alla paura, all’odio e alle discriminazioni”, ha spiegato l’assessore comunale di Bari Francesca Bottalico. Fanno stare bene, storie così.

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