Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    Heather Parisi risponde a TPI: “Vi spiego perché ho detto che non voglio vaccinarmi”

    Illustrazione di Emanuele Fucecchi

    L'ex showgirl ha risposto al nostro giornale con una lunga lettera a Luca Telese, che l'aveva criticata per le sue dichiarazioni scettiche nei confronti del vaccino contro il Covid

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 31 Dic. 2020 alle 10:42 Aggiornato il 31 Dic. 2020 alle 15:29

    Heather Parisi, sul suo sito ufficiale, ha risposto a TPI dopo l’articolo di Luca Telese intitolato: “Heather Parisi non vuole vaccinarsi? Allora non ha diritto a curarsi negli ospedali italiani”. Nel pezzo, Telese criticava la posizione di Heather Parisi sui vaccini contro il Covid, dopo che l’ex showgirl aveva dichiarato:  “Non vaccinerò né me stessa, e né la mia famiglia, perché quello è un vaccino sperimentale”.

    La Parisi ha voluto rispondere alle argomentazioni di Telese con una lunga lettera in cui spiega le ragioni del suo scetticismo nei confronti del vaccino anti-Covid. Qui il testo integrale:

    Gentilissimo Luca Telese,

    ho letto con attenzione l’articolo che ha voluto dedicarmi e le chiedo la cortesia di concedermi qualche minuto del suo prezioso tempo per aggiungere qualcosa a vantaggio dei suoi numerosi lettori. Anche se sono cresciuta a San Francisco, io sono la classica americana “booney town” di quegli americani che, per dirla in maniera diretta, parlano come mangiano. E spesso parlo senza immaginare le conseguenze, senza cercare le parole giuste, quelle che piacciono a tutti e che non scontentano nessuno.

    Bastava che a chi mi chiedeva se mi vaccino, rispondessi: “Dopo un po’, sì.”, con l’espressione usata da una mia collega che lei ha in grande stima, e tutto sarebbe passato liscio. Nessun giornale si sarebbe chiesto “perché dopo un po’ e non adesso?”, oppure “quanto è un po’?” “Dopo” è rassicurante quel tanto che basta. Lo dicono sempre anche i miei gemelli quando chiedo loro di fare i compiti: “Li facciamo dopo un po’, mamma!” ed io torno a fare le mie cose, tranquilla.

    Oppure avrei potuto fare come il grande Beppe e dire che mi sarei inoculata tutti i vaccini in un colpo solo. ‎Così non avrei scontentato nessuno. Il vaccino cinese in ossequio al paese in cui vivo, quello americano per orgoglio di patria e magari, perché no, anche quello Italiano. E i titoli sui giornali sarebbero stati come quelli per Beppe: “La Parisi come Grillo, ha detto che si vaccina”. Poco importa se tecnicamente non è possibile inocularsi tutti i vaccini e se l’affermazione di Beppe ha il tipico gusto della boutade. La faccia è salva per tutti.

    Oppure avrei potuto dire come Paolo Mieli dalla Gruber: “Io subito sì, lo farei, ma se dovessi fare figli sarei più cauto”. E avendo avuto due figli a 50 anni, sono sicura che nessuno si sarebbe sognato di contestare la mia scelta di non farlo per mantenere la possibilità di averne anche a 60.

    Vede, caro Telese, si possono dire cose anche senza dirle. In fondo la lingua italiana si presta così bene alle frasi ambigue. E invece io ho detto quello che penso e che pensano anche altri, senza tanti giri di parole e magari con qualche approssimazione. Lei scrive “se la Parisi non vuole credere alle autorità sanitarie”. No, io voglio credere alle autorità sanitarie e per questa ragione, per capire, ho consultato, tra gli altri, il sito ufficiale dell’AIFA dove ho trovato un documento con il titolo: “Domande e risposte EMA su Comirnaty”.

    Sono domande e risposte destinate a spiegare e a dipanare i dubbi dei cittadini. Ma l’effetto, almeno per me, è stato esattamente il contrario Sono rimasta sorpresa e preoccupata dalla serie incredibile di risposte che ho rinvenuto nel documento e che contenevano le espressioni “non ha fornito dati sufficienti”, “non è ancora noto”, “non si conosce”, “i dati sono in numero limitato” (o addirittura) “molto limitato”, “non esistono studi”. Davvero tante per un vaccino che, occorre dirlo per non venire tacciati di incompetenza, NON è sperimentale. Le porto alcuni esempi che sono sicuro lei conoscerà già.

    Domanda: Le persone che hanno già avuto COVID-19 possono essere vaccinate con Comirnaty? Risposta EMA: Non sono stati segnalati ulteriori effetti indesiderati nei 545 soggetti che hanno ricevuto Comirnaty nell’ambito dello studio e che erano stati precedentemente colpiti da COVID-19. Lo studio non ha fornito dati sufficienti per stabilire in che misura Comirnaty funzioni nei soggetti che hanno già avuto COVID-19.

    Domanda: Può Comirnaty ridurre la trasmissione del virus da un soggetto a un altro? Risposta EMA: L’impatto della vaccinazione con Comirnaty sulla diffusione del virus SARS-CoV-2 nella popolazione generale non è ancora noto. Non si conosce ancora fino a che punto le persone vaccinate possano ancora essere in grado di trasportare e diffondere il virus.

    Domanda: Quanto dura la protezione di Comirnaty? Risposta EMA: Al momento non si conosce la durata della protezione fornita da Comirnaty. Le persone vaccinate nell’ambito dello studio clinico continueranno a essere monitorate per due anni per raccogliere maggiori informazioni sulla durata della protezione.

    Domanda: Le persone immunocompromesse possono essere vaccinate con Comirnaty? Risposta EMA: I dati relativi all’uso nelle persone immunocompromesse (il cui sistema immunitario è indebolito) sono in numero limitato. Sebbene queste persone possano non rispondere altrettanto bene al vaccino, non vi sono particolari problemi di sicurezza. Le persone immunocompromesse possono essere vaccinate in quanto potrebbero essere ad alto rischio di COVID-19.

    Domanda: Le donne in gravidanza o in allattamento possono essere vaccinate con Comirnaty? Risposta EMA: Studi sugli animali non mostrano effetti dannosi durante la gravidanza; tuttavia, i dati relativi all’uso di Comirnaty in donne in gravidanza sono in numero molto limitato. Sebbene non esistano studi sull’allattamento, non si prevedono rischi per l’allattamento stesso. Deve essere presa la decisione se usare il vaccino in donne in gravidanza di concerto con il medico, dopo aver considerato i benefici e i rischi.

    Tra le altre cose l’EMA dichiara che si tratta di “una autorizzazione subordinata a condizioni. Significa che dovranno essere forniti ulteriori dati sul vaccino per due anni”. Di fronte a questo quadro di informazioni, è davvero così sbagliato porsi qualche domanda e avere qualche dubbio? Perché accanirsi con tanta violenza contro chi lo vuole fare e dichiara di non volersi vaccinare? Tanto più che esiste un diritto di scelta legalmente riconosciuto?

    Criminalizzare e condannare alla gogna mediatica chi fa una scelta diversa da quella ufficiale equivale a negare ‎qualsiasi diritto di scelta. In fondo di fronte alle domande fondamentali come quella relativa al “Può Cominarty ridurre la trasmissione del virus da un soggetto all’altro” e a quella “Quanto dura la protezione di Comirnaty”, l’EMA risponde rispettivamente con “non è ancora noto” e “non si conosce”.

    Quindi la presunta superiorità morale di chi dice che si vaccina per rispetto degli altri, è basata su un dato che “non è ancora noto” e che “non si conosce”. Non voglio rispondere alla sua provocazione sul fatto che non ho diritto a farmi curare dagli ospedali italiani. Sono cittadina di Hong Kong (mentre non sono cittadina italiana) dove vivo da dieci anni e le autorità di qui hanno sicuramente abdicato su molti diritti civili ultimamente, ma non hanno mai sollevato alcun dubbio o reticenza sulla volontà di assicurare trattamento sanitario a ogni cittadino, indipendentemente da come la pensa sui vaccini.

    Come vede, a volte, la difesa dei diritti inviolabili del cittadino la trovi dove meno te la aspetti. Però credo che i ricatti morali e pratici uniti alla volontà di relegare chi non si vaccina tra i paria della società escludendolo da ogni servizio pubblico, dalla possibilità di lavorare e di muoversi e, secondo lei, anche dall’avere accesso alle cure mediche, non aiuti a convincere gli indecisi.

    Anzi. Appare l’atto di prevaricazione di chi, non avendo gli strumenti per convincere, fa valere la legge del più forte. È questo quello a cui è destinata la nostra società oggi? Il sopravvento di quella parte della società che, riconoscendosi superiore sul piano morale, si sente legittimata a decidere per tutti qual è il bene comune da conseguire con l’uso della forza?

    Con stima,

    Heather Elizabeth Parisi

    La risposta di Luca Telese: Cara Heather Parisi, sul vaccino sbagli. Ecco perché

    Gentile Heather Parisi,
    la ringrazio molto per la risposta che lei ci ha inviato – polemica, ma anche documentata e cortese – che molto ci aiuta in questo dibattito sul vaccino anti-Covid.

    Siamo d’accordo, ovviamente, sul fatto che dilemmi così grandi non si risolvono a colpi di slogan. E per questo, in linea con lo spirito di questa testata, approfondiremo nei prossimi giorni, sul nostro sito, con degli esperti, anche molti dei suoi dubbi (alcuni dei quali partono da interrogativi fondati che attraversano tutti noi).

    Tuttavia, in almeno un punto, devo contraddirla da subito: nell’articolo sulle sue dichiarazioni io non esercito, né intendo esercitare su di lei, nessun “ricatto morale”.

    Al contrario: specifico che la suggestione di sostenere (anche se lei ci ricorda di abitare ad Hong Kong) che idealmente il suo rifiuto del vaccino dovrebbe portarla ad astenersi dal ricorrere al servizio pubblico italiano, non è dovuto (come nel caso di Roberto Burioni) ad un pretestuoso furore “vendicativo” contro gli scettici (e quindi anche contro Heather Parisi).

    Non sarebbe certo, dunque, l’effetto di uno stolto spirito di rappresaglia. Ma, semmai, l’esito ultimo di una conseguenza logica: se Heather Parisi non crede alle autorità che certificano la bontà del vaccino, come può credere alle stesse autorità quando certificano la bontà delle terapie di cura?

    Se lei leggesse la letteratura scientifica sull’idrossiclorochina con la stessa attenzione con cui legge i documenti sui vaccini, potrebbe trarre argomentazioni pro o contro l’uso di quel farmaco, e fondamento per molti timori nella descrizione che i suoi critici fanno degli effetti collaterali.

    Secondo tema: le autorizzazioni dell’Ema – contrariamente a quanto si vuole fare credere in queste ore – sono tutt’altro che frettolose e avventate: tant’è vero che il vaccino di AstraZeneca, prodotto da una joint venture italo-britannica e già autorizzato nel Regno Unito, non ha ancora ottenuto il nulla osta nell’Unione europea.

    E Dio solo sa quanto questa autorizzazione sarebbe utile all’Italia, che ne ha prenotato 40 milioni di dosi (fondando la sua campagna vaccinale sull’aspettativa del nulla osta di cui parliamo).

    Per questo lei ha trovato nei documenti – come ricorda – molte e espressioni del tenore “Non hanno ancora fornito dati sufficienti”. Tuttavia io le rammento che 17 reazioni allergiche per milione (non mortali) al vaccino sono sempre meglio che mille morti per milione al virus, ovvero alla percentuale di vittime che fino ad oggi il nostro paese ha visto cadere, secondo i numeri dell’Istituto Superiore di Sanità.

    Ed ecco il nodo decisivo che ci porta oltre le polemiche “da bugiardino” sugli eventuali effetti collaterali: siccome, malgrado i tanti dubbi sulle terapie, nessuno direbbe mai “Io annuncio che né io né la mia famiglia, né i miei figli accetteremmo di essere curati, e men che meno trattati con l’eparina” (cito un farmaco a caso fra quelli più adoperati), perché lei sente il bisogno di dire questo sui vaccini?

    Perché usa diversi parametri? Io non nego la legittimità dei suoi dubbi. Non pretendo di opporre certezze, anzi. Le faccio solo notare il paradosso che il sentimento di ostilità al vaccino ha portato tutti ad usare due pesi e due misure: non lo consideriamo una cura, ma una imposizione rischiosa.

    Anche il suo articolo risente di questa impostazione. Mentre io – in attesa degli approfondimenti con gli esperti – le dico: il dubbio non può essere asimmetrico. O nel dubbio ci si astiene sia da cure che da vaccini, oppure, nutrendo lo stesso dubbio (che non riguarda solo il Covid, ovviamente, ma tutta la farmacologia), ci si astiene da entrambi.

    Il punto più insidioso dei No Vax, che credo anche lei non condivida, è invece proprio questo: essere riusciti a creare un sentimento ostile per cui il vaccino non è più percepito come una cura. Ma come una imposizione venefica. Anche se non sono d’accordo sul resto, su questo dovremmo almeno poter convenire.

    di Luca Telese

    Leggi anche: 1. Heather Parisi non vuole vaccinarsi? Allora non ha diritto a curarsi negli ospedali italiani (di Luca Telese) / 2. Cara Heather Parisi, sul vaccino sbagli. Ecco perché (di Luca Telese) / 3. Così la Raffa nazionale ha messo a tacere Heather Parisi: la lezione della Carrà (di Luca Telese)

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version