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    Femminicidio Cecchettin, la procura generale rinuncia all’appello: l’ergastolo per Filippo Turetta diventa definitivo

    La decisione chiude la vicenda processuale

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 6 Nov. 2025 alle 17:24

    L’ergastolo a Filippo Turetta per l’omicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin diventa definitivo: secondo quanto rivela l’Ansa dai legali della famiglia Cecchettin, infatti, la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Venezia ha deciso di rinunciare all’appello contro la sentenza di primo grado che aveva condannato sì all’ergastolo Turetta escludendo, però, le aggravanti della crudeltà e dello stalking. Il prossimo 14 novembre nell’aula bunker di Mestre era prevista la prima udienza del secondo grado ma la decisione della Procura, di fatto, chiude definitivamente la vicenda processuale.

    “Una scelta – commentano i legali della famiglia Cecchettin – che, a seguito della rinuncia all’appello da parte dell’imputato Filippo Turetta, riteniamo coerente, giusta e pienamente condivisibile. Infatti, la rinuncia dell’imputato rende definitiva la sentenza di primo grado e ‘cristallizza’, senza più margini di dubbio, la sussistenza dell’aggravante della premeditazione: tra le circostanze più gravi e subdole previste dal nostro ordinamento”. L’aggravante, secondo i legali, “assume un significato ancora più drammatico in una vicenda omicidiaria caratterizzata, di fatto, da motivi abietti, arcaici e spregevoli, espressione di una visione distorta del legame affettivo e di un’idea di possesso che nulla ha a che fare con l’amore e il rispetto. La famiglia Cecchettin ha affrontato ogni fase del processo con dolore profondo, ma anche con straordinaria dignità. Oggi sente l’esigenza di voltare pagina, di interrompere quel circuito giudiziario che, inevitabilmente, continuava a riaprire la ferita. Con la definitiva affermazione delle gravissime responsabilità dell’imputato Filippo Turetta, resta ora un impegno essenziale: trasformare il dolore in consapevolezza, affinché la società – a partire dai più giovani – possa riconoscere, prevenire e contrastare le radici profonde della violenza di genere”.

    Lo scorso ottobre, Filippo Turetta, in una lettera indirizzata alle autorità giudiziarie, aveva affermato di voler rinunciare al ricorso e accettare, così, la pena che gli è stata inflitta in primo grado. “In questo momento ho maturato la convinzione e sento il bisogno, spinto dai forti sensi di colpa che provo, di assumermi la piena responsabilità per quello che ho fatto, di cui mi pento ogni giorno” aveva scritto Filippo Turetta. Di recente, Gino Cecchettin, papà di Giulia, aveva escluso la possibilità di accogliere la sua istanza di giustizia riparativa: “Non è il momento di parlarne, soprattutto a ridosso del processo d’appello e senza che ci siano state né le scuse né la richiesta di perdono, mi sembra strumentale”.

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