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    Ex Ilva, la procura di Milano apre un’indagine. I commissari depositano il ricorso contro il recesso di ArcelorMittal

    L'apertura del fascicolo serve a verificare "l'eventuale sussistenza di ipotesi di reato"

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 15 Nov. 2019 alle 13:46 Aggiornato il 18 Nov. 2019 alle 16:22

    Ex Ilva, procura di Milano apre fascicolo su ArcelorMittal

    Non sono sciolti i nodi sull’ex Ilva di Taranto. Oggi, venerdì 14 dicembre, la procura di Milano ha aperto un fascicolo esplorativo su ArcelorMittal per verificare “l’eventuale sussistenza di ipotesi di reato” nell’ambito del caso dello stabilimento. Lo ha reso noto il procuratore della Repubblica Francesco Greco.

    Il procedimento è stato assegnato al procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, responsabile del dipartimento che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione e di diritto penale dell’economia, e ai pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, già titolari delle indagini sul gruppo Riva.

    Ex Ilva, i motivi per cui Arcelor Mittal chiede il recesso del contratto

    “La Procura di Milano, ravvisando un preminente interesse pubblico relativo alla difesa dei livelli occupazionali, alle necessità economico-produttive del Paese, agli obblighi del processo di risanamento ambientale, ha deciso di esercitare il diritto-dovere di intervento nella causa di rescissione del contratto di affitto d’azienda promosso dalla società Arcelor Mittal Italia contro l’amministrazione straordinaria dell’Ilva”: è quanto si legge nella nota diffusa dal procuratore Greco.

    Comunicato stampa della procura di Milano

     

     

    Ex Ilva, Arcelor Mittal presenta il recesso

    Lo scorso 12 novembre, la ArcelorMittal aveva depositato presso il tribunale di Milano l’atto per la richiesta di recesso dal contratto di affitto, contratto preliminare alla vendita. Poche ore prima, la società franco-lussemburghese aveva comunicato, con una lettera inviata anche agli enti locali, firmata dal Gestore dello stabilimento Stefan Michel R. Van Campe, al governo e alla prefettura di Taranto il piano di “sospensione” dell’esercizio dello stabilimento di Taranto e delle centrali elettriche.

    Gli operai Arcelor Mittal di tutta Europa sono pronti a scioperare per i colleghi dell’ex Ilva

    L’azienda, quindi, ha confermato che il 10 dicembre sarà fermata acciaieria 1 e Altoforno 2, il 18 dicembre l’Altoforno 4 e fra il 5 e il 15 gennaio 2020, sarà spento Altoforno.

    I legali dei commissari depositano il ricorso contro di ArcelorMittal

    Intanto i legali dei commissari dell’ex Ilva hanno depositato il ricorso cautelare e d’urgenza, ex articolo 700, contro la causa promossa da ArcelorMittal per il recesso del contratto d’affitto dello stabilimento con base a Taranto. Il procedimento sarà trattato dal presidente della sezione A specializzata in materia di imprese, Claudio Marangoni.

    Nel ricorso cautelare dei commissari del polo siderurgico si sostiene che non c’è alcuna garanzia della continuità dello scudo penale nel contratto di affitto ad ArcelorMittal dei rami di azienda della ex Ilva.

    “La domanda di recesso è infondata”

    Nel ricorso si sostiene che la domanda di recesso e tutte le altre domande subordinate di Arcelor Mittal sono “infondate” e si spiega che nel contratto stipulato tra l’ex Ilva e il gruppo franco-indiano non ci sono le garanzie di continuità del cosiddetto scudo penale e che, comunque, la legislazione del diritto penale ordinario garantisce di non incorrere in alcuna responsabilità in relazione al piano ambientale.

    I commissari inoltre nel corso giudicano inaccettabili le modalità affrettate di restituzione degli impianti siderurgici dell’ex Ilva, in quanto rischiano di causare danni irreparabili al ciclo produttivo distruggendo l’azienda. Nel ricorso da un lato vengono definite “infondate” la domanda di recesso e le altre domande subordinate e si sostiene che Arcelor Mittal non ha il diritto di sciogliersi dai contratti e restituire le aziende, dall’altro si contestano le modalità di restituzione degli impianti.

    Quando c’è stato il loro trasferimento dall’ex Ilva al gruppo franco-indiano ci sono voluti parecchi mesi per mantenere la loro funzionalità e in più è stato consegnato un magazzino per un valore di 500 milioni di euro di materie prime e un determinato portafoglio di clienti. Quindi, dicono i ricorrenti, si ritiene che gli impianti debbano essere restituiti con un grado di funzionalità uguale e comunque in uno stato non peggiore di come sono stati consegnati.

    Con il ricorso si chiede un provvedimento di urgenza per evitare danni irreparabili e assicurare la continuità produttiva e aziendale del principale polo siderurgico italiano e tra i più importanti d’Europa.

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    Il ministro Patuanelli: “Il governo non accetta tagli di produzione e personale”

    “L’azienda – ha detto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli dopo il tavolo con ArcelorMittal e sindacati al Mise – ha dichiarato qualcosa che ci ha lasciato piuttosto perplessi, cioè che tutto è legato allo scudo, quando dal 12 settembre dichiara che ci sono 5 mila esuberi necessari per un problema strutturale dell’impianto, che non potrà mai più produrre più di 4 milioni di tonnellate. Allora credo che l’azienda si debba mettere d’accordo con se stessa quando fa le dichiarazioni”.

    “Noi riteniamo – ha continuato l’esponente M5S nel governo – che la condizione necessaria per qualsiasi futuro dello stabilimento è che ci sia produzione come da piano industriale, per noi il piano A, B e C è che Mittal prosegua con l’impegno preso con la produzione di 6 milioni di tonnellate e con la realizzazione del piano ambientale”.

    Il ministro ha ribadito che “per il governo la condizione necessaria è il rispetto del piano industriale”.

    Quanto al proseguo della trattativa – ha sottolineato Patuanelli – “è il presidente del Consiglio che comunica” a riguardo ma “il problema reale è che l’azienda ha deciso da tempo di abbandonare il nostro Paese. L’acquisizione di fette di mercato era l’obiettivo dell’azienda”.

    Il ministro ha confermato che “il governo non accetta” tagli di produzione e occupazione.

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