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    Eparina, il farmaco per curare il Coronavirus? Cosa sappiamo finora

    Eparina Credits: Ansa

    C’è anche chi la chiama la “Molecola di Dio”, è l’eparina. Un farmaco antigoagulante che potrebbe dare nuove speranze nella lotta all’infezione da Coronavirus Sars-Cov2

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 14 Apr. 2020 alle 12:55 Aggiornato il 14 Apr. 2020 alle 13:18

    Eparina per il Coronavirus: cosa sappiamo

    EPARINA CORONAVIRUS – Eparina per curare il Coronavirus, il farmaco potrebbe rappresentare una svolta per la cura. Per questo, in Italia è partito in 14 centri uno studio sull’eparina a basso peso molecolare contro Covid-19, che coinvolgerà 300 pazienti. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato l’avvio dello studio multicentrico Inhixacovid19, che prevede l’impiego del biosimilare di enoxaparina sodica (Inhixa) nel trattamento dei pazienti con quadro clinico moderato o severo. La sperimentazione dell’eparina per il Coronavirus valuterà la sicurezza e l’efficacia dell’anticoagulante, somministrato a diversi dosaggi, nel migliorare il decorso della malattia. Ai 14 centri italiani coinvolti nello studio “il farmaco sarà fornito gratuitamente dall’azienda Techdow Pharma, filiale italiana della Shenzen Hepalink Pharmaceutical Group”.

    Eparina anticoagulante, come funziona

    Enoxaparina sodica è un’eparina a basso peso molecolare con un’elevata azione antitrombotica che ne fa, ad oggi, uno degli anticoagulanti più utilizzati per la prevenzione e la terapia delle tromboembolie venose (Tev) e arteriose nei soggetti sottoposti a intervento chirurgico o allettati. Tutti i 300 pazienti ammessi alla sperimentazione riceveranno enoxaparina biosimilare per via sottocutanea (Inhixa) in mono-somministrazione giornaliera: un gruppo di 200 pazienti con dose di profilassi pari a 4.000 U.I. e un gruppo di 100 con dosi terapeutiche intermedie di 6.000, 8.000 o 10.000 U.I., in base alla massa corporea. Lo studio sarà coordinato da Pierluigi Viale, ordinario di Malattie Infettive dell’Università di Bologna e direttore dell’Unità Operativa Malattie Infettive del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. Il protocollo della sperimentazione è stato presentato all’Aifa da un gruppo di lavoro composto anche da Benilde Cosmi, Maddalena Giannella, Maria Carla Re, Filippo Drago, Andrea Stella e Li Li.

    Eparina per il Coronavirus, ci sono effetti collaterali?

    L’eparina potrà contribuire quindi a vincere la battaglia contro il Coronavirus? Secondo studi preliminari cinesi una terapia a base di questo anticoagulante potrebbe ridurre, almeno in alcuni pazienti, il tasso di mortalità dell’infezione da Sars-Cov-2. Ma che cosa c’entra l’eparina, conosciutissimo farmaco anticoagulante, con le temute polmoniti interstiziali causate da Covid-19? I medici hanno notato che una delle maggiori complicanze osservate nei pazienti in rianimazione è l’embolia polmonare massiva o altri fenomeni di tipo trombo-embolico.

    Cosa ha detto l’esperto a TPI

    “L’eparina è un farmaco comunemente usato per togliere i coaguli, lo usiamo da anni, non è un farmaco nuovo né che necessita di essere testato. Lo usiamo per le embolie”. Il cardiochirurgo Salvatore Spagnolo è uno degli esperti che sostiene che l’eparina possa essere un alleato più prezioso di quanto inizialmente pensassimo nella lotta contro il Coronavirus, e in particolare contro le tromboembolie che risultano essere la causa di morte di un certo numero di pazienti”.

    Contattato telefonicamente da TPI, Spagnolo spiega: “Ormai si sa chiaramente che la ragione per cui molti pazienti Covid muoiono è perché i loro polmoni sono pieni di coaguli. È il virus stesso che andando nel sangue lo fa coagulare, ed è quindi lui la causa principale della coagulazione. Per questo propongo di somministrare l’eparina all’inizio della malattia da Coronavirus, a casa, per dieci giorni quando il paziente comincia ad avere i primi sintomi. Quando è data somministrato invece a un paziente che ha la malattia già in fase avanzata, il farmaco invece può non riuscire a sciogliere tutti i coaguli”. “L’eparina non è un farmaco pericoloso – a meno che il paziente non abbia controindicazioni dall’assumerlo – e previene la formazione dei trombi, che sono una delle cause dell’elevata mortalità”, sottolinea Spagnolo.

    L’esempio di Napoli, guarda il video: 

    Perché l’eparina viene definita la molecola di Dio?

    C’è anche chi la chiama molecola di Dio perché potrebbe dare la “salvezza” per la pandemia. Il prossimo passo è adottare ufficialmente i protocolli terapeutici già seguiti. Anche a Bari un gruppo di medici sta preparando un documento da sottoporre agli organi istituzionali. “La causa principale dell’aggravamento di una parte dei pazienti, fino a rendere necessario il ricovero nelle terapie intensive, sembra in effetti essere una attivazione potente del sistema coagulativo del sangue. In poche parole sembrerebbe che il virus scateni una reazione infiammatoria piuttosto intensa da parte dell’organismo, che a sua volta produrrebbe un danno delle cellule che rivestono i piccoli vasi sanguigni. Il danno, né più né meno di quando ci procuriamo una ferita, scatena la reazione coagulativa del sangue. Naturalmente, essendo il virus diffuso in larghe parti del nostro organismo, il tutto determinerebbe una microtrombosi diffusa. Le terapie in atto sembrerebbero fornire già ottimi risultati, che sarebbero ancora più importanti se questa terapia fosse instaurata precocemente, all’inizio del decorso. Già in molti ospedali di tutta Italia si sta iniziando ad operare in tal senso e la pratica si sta diffondendo anche a livello territoriale perché i pazienti con i sintomi iniziali della patologia da Covid-19 potrebbero tranquillamente essere seguiti a domicilio riducendo drasticamente sia il numero dei ricoveri sia soprattutto l’incidenza di quelle severe complicanze che portano il paziente in terapia intensiva e spesso a morire”.

    Il ruolo dell’eparina a basso peso molecolare per il Coronavirus

    “L’evidenza clinica, supportata da esami autoptici, è che i pazienti Covid-19 muoiono non tanto per insufficienza polmonare grave, quanto per embolia polmonare massiva o altri gravi fenomeni trombo-embolico”, spiega Filippo Drago, direttore dell’Unità di Farmacologia clinica al Policlinico di Catania e membro dell’unità di crisi Covid-19 della Società Italiana di Farmacologia. Il noto anticoagulante a una dose medio-alta potrebbe però avere un ruolo anche sul meccanismo stesso di azione del virus perché il principio attivo sembra determinare una significativa riduzione dell’agente patogeno, che si legherebbe all’eparina invece di attaccare le cellule dell’organismo. “Dati preclinici — aggiunge Drago — ci dicono che Sars-Cov-2 si lega all’eparan-solfato e all’eparina endogena prodotti dal nostro corpo e localizzati soprattutto nella membrana basale delle arterie polmonari, inattivandoli. A questo si aggiunge il fatto che il virus penetra all’interno delle cellule endoteliali degli alveoli polmonari e dei vasi sanguigni, provocandone la morte, con un successivo quadro di danno vascolare che complica la reazione infiammatoria del tessuto. Da qui la necessità di supplementare l’eparina dall’esterno con una molecola come l’enoxaparina, che è un’eparina a basso peso molecolare”.

    Lo studio autorizzato dall’Aifa

    L’uso di questo tipo di medicinale è già raccomandato dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità per gestire anche i pazienti Covid, come preventivo di eventi tromboembolici. Il punto è ora vagliare gli effetti terapeutici dell’eparina, non solo quelli preventivi. Su questo aspetto l’Aifa (Agenzia Italiana del farmaco)ha autorizzato uno studio specifico sull’utilizzo del farmaco a scopo terapeutico e non solo preventivo per la risoluzione delle complicanze trombo-emboliche, che spesso possono portare alla morte di questi pazienti. Si attende ora il via libera del comitato etico dell’Istituto Spallanzani di Roma.

    Un’alternativa: la clorochina

    Numerosi esperimenti vengono portati avanti anche sulla Clorochina. Al momento non esistono ancora prove sull’efficacia della clorochina contro il Coronavirus, anche se politici come Trump e Bolsonaro l’hanno definita un farmaco “miracoloso”. In Italia il farmaco antimalarico viene somministrato in regime off-label, ovvero al di fuori delle indicazioni ufficiali, sia in ospedale sia fra chi si cura a casa propria.

    Il farmaco avrebbe un duplice effetto: antivirale, in quanto ostacola l’ingresso dei virus nelle cellule dell’organismo, e antinfiammatorio. Per capirne di più, l’università di Oxford sta avviando il più grande trial mai organizzato finora, con 40 mila partecipanti in Asia, Europa e Africa. A essere sottoposti al test saranno volontari scelti tra personale sanitario che si trova a contatto stretto con i malati contagiosi.

    Sull’uso del farmaco si è espresso il virologo Roberto Burioni, che sottolinea che la clorochina sembra riuscire a bloccare la replicazione del virus se usata prima e dopo l’infezione ma conferma che “fino a quando non saranno conclusi gli studi clinici preliminari non esistono solide prove sull’efficacia di questo farmaco contro il Covid-19”.

    “Lo so, ora tutti parlano di clorochina e idrossiclorochina, antimalarici con potente azione antivirale, come farmaci efficace contro il coronavirus. Io non dico che non funzionano. Dico che ancora non lo sappiamo”, ha detto Anthony Fauci, immunologo della task force della Casa Bianca per la lotta al Coronavirus.

    “Bisogna attendere i risultati degli studi, nel frattempo è d’obbligo la prudenza poiché si tratta di un farmaco che ha comunque una tossicità in particolare nei casi di malattie cardiache o in presenza di altre terapie concomitanti”, sottolinea Silvio Garattini. “Va utilizzato, in questa situazione di emergenza, solo su indicazione medica e valutando caso per caso”.

    Eparina: funziona? Ci sarà la vendita online?

    Quindi l’eparina, farmaco a basso costo, può rappresentare la soluzione “miracolosa” che addirittura ci farà chiudere le terapie intensive come sostengono certe mail che circolano in queste ore? “Sappiamo che alcuni pazienti — chiarisce Sergio Harari, direttore dell’Unità operativa di Pneumologia all’ospedale San Giuseppe di Milano — sviluppano disordini trombo embolici, anche particolarmente gravi. La maggior parte dei decessi avviene però per polmonite interstiziale e per insufficienza respiratoria. Che i malati con seri problemi trombotici siano sottostimati è verosimile – aggiunge – perché non è facile una diagnosi clinica, ma dire che non serve intubarli è qualcosa che è davvero fuori luogo”.

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