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    Il suicidio dell’Europa su AstraZeneca, il vaccino che nel Regno Unito sta sconfiggendo il Covid

    Di Luca Telese
    Pubblicato il 6 Apr. 2021 alle 12:53 Aggiornato il 6 Apr. 2021 alle 12:59

    Solo 10 morti nelle ultime 24 ore in tutta la Gran Bretagna. Noi qui a discutere, ancora una volta di non so quale reazione avversa di AstraZeneca, in un singolo comune italiano, mentre il Regno Unito ha costruito la sua campagna vaccinale su AstraZeneca, e continua marciare, come un treno su quell’obiettivo.

    Noi festeggiamo se tocchiamo i trecento morti, loro arrivano ad un trentesimo delle nostre vittime. Loro sono partiti dagli anziani, noi abbiamo consentito alle autorità sanitarie locali di limitare l’intervento vaccinale, e poi di disperderlo in mille rivoli di irrazionalità e clientela.

    È il bello è che un anno fa era esattamente il contrario: la Gran Bretagna arrivava a mille vittime perché ostaggio di un pregiudizio negazionista, noi le limitavano facendo l’esatto contrario.

    Ma la lezione di questi tempi feroci è che le battaglie si vincono alla distanza, mentre gli errori si pagano subìto. Oggi quella del Regno Unito è la storia di un successo nel Vecchio Continente in guerra contro la pandemia, da cui dovremmo imparare.

    Mentre alla vigilia della seconda Pasqua blindata l’Europa e l’Italia arrancano, fra ritardi e ripensamenti irrazionali sui vaccini (l’Olanda torna a chiudere su AstraZeneca, si discute di limitazioni per fasce anagrafiche) e la curva dei contagi sì mantiene con variazioni minime a livelli alti, Londra segna un nuovo record: il numero dei decessi per Covid cala ai minimi da sette mesi con 10 morti nelle ultime 24 ore, il numero più basso di vittime dal 14 settembre del 2020.

    Anche i nuovi contagi nel Regno Unito sono scesi a 3.423. Un numero bassissimo rispetto al tasso di coraggio italiano. Con molti meno abitanti della Gran Bretagna noi abbiamo questa settimana una media di 19mila contagi.

    La prima domanda è: 1) come è possibile che i governi europei continuino a prendere in considerazione e a temere i pochi casi avversi, malgrado abbiano sotto gli occhi un successo così clamoroso? 2) Come è possibile che si facciano questi discorsi solo su di un vaccino, che fra l’altro è il più economico, e non su tutti? 3) come è possibile che si finga di non vedere che in Gran Bretagna tutto sta funzionando perché scelta una rotta si sta andando fino in fondo senza deflettere di un millimetro?

    Abbiamo già raccontato che il boicottaggio mediatico di AstraZeneca ha motivazioni profonde e complesse, spesso legate a piccoli interessi di bottega, adesso soprattutto all’enfasi e alla paura.

    Ma in Italia si sta facendo di più, e peggio. Da quando il ministro è Maria Stella Gelmini la vigilanza del governo centrale sulle regioni del nord si è del tutto allentata rispetto a quando quel ruolo era nelle mani di Francesco Boccia. Si è tollerato, e dunque consentito che ogni regione andasse per conto suo, adottando una propria metodologia, facendo quello che considerava più opportuno, favorendo clientele o interessi particolari.

    A Taranto si sono vaccinati i preti, in Toscana gli avvocati, nel Lazio si è fatto ricorso (meno male) ai consulenti israeliani, in Toscana, Piemonte (e in Lombardia) ci si è messi nelle mani dei medici di base con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

    Si era detto: prima i fragili e gli anziani. E i dati della realtà, ancora oggi, spiegano che si è predicato bene e razzolato male. Su 11 milioni di dosi effettuate solo 3471mila sono andate agli 80-90enni. Se si sommano a queste dosi quelle destinate ai novantenni (846mila) si arriva a poco più di quattro milioni.

    Solo 3.463mila italiani hanno avuto sia la prima che la seconda dose. Ma il tema è che vaccinare un ultraottantenne (statisticamente) significa salvargli la vita: vaccinare un altra categoria significa (statisticamente) solo proteggerlo dalla malattia.

    La Toscana, a tutt’oggi, ha vaccinato più persone fra i 30 e i 49 anni (169.000) che fra gli 80 e gli 89 anni (155mila). La Lombardia ha fatto un 1759mila vaccini e solo 554mila sono ottantenni. Anche aggiungendo i 155mila novantenni si scopre che solo poco più di un vaccino su tre è andato ai più anziani. E le percentuali di molte altre regioni sono simili, perché riservare AstraZeneca ai non anziani apre la strada alle mille eccezioni di cui abbiamo parlato.

    A livello nazionale ci sono quasi due minimi di dosi che sono andate alla categoria “altri”. Un generico indefinito in cui si può trovare di tutto.

    Infine la paura. È ridicolo e assurdo leggere intere paginate di giornale – nel nostro paese – su di un singolo caso avverso. I casi avversi ci sono e ci saranno perché sono statisticamente attesi. Così come è ovvio che ci siano morti “dopo il vaccino”.

    In Italia, per cause estranee al Covid muoiono ogni giorno – mediamente – 2500 persone. Quindi se si vaccinano 250mila persone al giorno di media, è ovvio che un numero di queste vittime attese (a prescindere dalle reazioni avverse del vaccino) possano potenzialmente morire. Perché sarebbero morte comunque. Quindi è importante saper monitorare e gestire sia le morti (statisticamente attese) che le reazioni avverse (statisticamente attese).

    Ed infatti in Gran Bretagna non si sono minimamente fatti turbare per la morte di sette persone decedute a causa di quei casi rari di coaguli di sangue dopo essere state vaccinate con il siero di AstraZeneca. A rendere noto questi dati è una agenzia sanitaria, la Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency (MHRA), la stessa che ieri aveva detto di avere identificato 30 casi di eventi avversi riguardanti la coagulazione del sangue su oltre 18 milioni di somministrazioni dello stesso vaccino in Gran Bretagna.

    Se si vogliono salvare vite, dunque, bisogna avere la freddezza necessaria per capire che la morte esiste. Ma che non ci si può spaventare di fronte a uno, o dieci casi di morte per reazione avversa, quando in un giorno se ne contano tre o quattrocento per Covid. Non è solo folle e antiscientifico. È suicida.

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