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    Crisanti: “Immunità di gregge ad agosto-settembre”. La svolta nella lotta al Covid arriverà a fine estate

    Andrea Crisanti. Credits: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 29 Mar. 2021 alle 11:03

    Covid, Crisanti: “Verso immunità di gregge ad agosto-settembre’

    L’immunità di gregge dal Covid dovremmo raggiungerla intorno alla fine dell’estate. Un punto di svolta nella lotta alla pandemia. “Finalmente è una previsione realistica. Gli esperti hanno detto sempre tra fine agosto e settembre, quindi penso che a quel punto saremo vicini all’immunità di gregge”. Concorda con questo scenario Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell’ateneo cittadino, intervenuto nel programma tv “Agorà” su Rai3.

    Attenzione, però: “L’immunità di gregge non significa che la trasmissione” virale “è bloccata – ha ribadito il virologo – Significa che si possono eliminare determinate restrizioni tenendo basso l’indice di trasmissione” Rt. Secondo Crisanti “ormai è impossibile eliminare il virus” del Covid-19, che “si è talmente radicato. Siamo riusciti finora a eliminare con il vaccino un solo patogeno, il vaiolo, e siamo quasi al limite per eliminare la polio, ma ci sono voluti decenni e decenni di vaccinazioni. Quindi non è realistico pensare che questo virus lo eliminiamo”.

    Se non riusciremo a eliminare Sars-CoV-2, però “potremo controllarlo abbattendo la letalità“, precisa il virologo. “L’allarme sociale della pandemia – sottolinea infatti Crisanti – è legato al numero dei morti, quindi se si riesce a diminuire la letalità sicuramente riusciamo a riportare questa malattia in un perimetro accettabile da un punto di vista sociale”.

    “Allo stesso tempo dobbiamo fare una sorveglianza sulle varianti – esorta l’esperto – Perché se finora è vero che alcuni vaccini non proteggono contro l’infezione, ma proteggono contro le complicazioni più gravi, è possibile che il virus vari ancora e diventi ancora più aggressivo. Ormai siamo entrati in quella che si chiama giostra evolutiva del virus: dobbiamo purtroppo cercare di inseguirlo, come si fa con il virus dell’influenza”.

    Un vero “miglioramento” sul fronte dei morti e dei ricoveri da Covid-19 “arriverà quando avremo vaccinato l’80-90% delle persone di età superiore ai 65 anni. Allora sì vedremo un drammatico calo della letalità e avremo raggiunto l’equilibrio di accettabilità sociale della malattia”. Questo il traguardo prioritario da raggiungere secondo Andrea Crisanti.

    Chi si è ammalato di Covid è protetto almeno per una decina di mesi. Quindi chi ha avuto l’infezione non deve avere l’ansia di vaccinarsi immediatamente. Può tranquillamente aspettare”, ha poi spiegato Crisanti, anticipando i risultati del suo ultimo studio, in pubblicazione, sull’immunità post-Covid. Una ricerca condotta sugli abitanti di Vo’ Euganeo, centro veneto divenuto ormai un laboratorio a cielo aperto per le ricerche sul Coronavirus pandemico.

    “Ovviamente – ha sottolineato il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell’ateneo cittadino – non siamo oggi nella situazione di fare il test anticorpale a tutti prima della vaccinazione, perché non abbiamo le risorse e, inoltre, questo rallenterebbe in maniera drammatica tutto il processo di vaccinazione. Quindi penso che sia giusto seguire la raccomandazione: facciamo il vaccino a tutti”. Ma “chi ha avuto l’infezione recentemente aspetti dai 3 ai 6 mesi a seconda dei protocolli nazionali“, ha aggiunto Crisanti, precisando che il suo studio ha evidenziato che alcune persone “possono essere protette anche con livelli bassi di anticorpi”. La protezione, quindi , “non dipende dal livello degli anticorpi”.

    Durante la pandemia di Covid-19 “sicuramente le Regioni hanno dimostrato tutta la fragilità di questo sistema“, così com’è adesso organizzata la gestione della sanità in Italia. “Di fronte a un’emergenza nazionale non si può andare avanti con ognuno che fa come gli pare“, ma serve unità sull’obiettivo prioritario che è quello di vaccinare, chiosa poi Crisanti.

    Secondo il virologo, “bisogna prendere esempio dagli inglesi: unirsi, superare le difficoltà e poi fare i conti, perché per vaccinare mezzo milione di persone al giorno ci vuole uno sforzo di tutti”, precisa. “Penso che il problema principale a questo punto sia di vaccinare più persone possibili. Vacciniamole, coinvolgiamo tutti”, è l’invito di Crisanti. “In Inghilterra hanno reso obbligatorio ai medici di famiglia e ai pediatri di vaccinare; hanno mobilitato infermieri, studenti di Medicina, specializzandi, nessuno escluso. Così bisogna fare”, avverte l’esperto.

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