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    Covid, il colpo di grazia per il benessere degli italiani: aumentano le disuguaglianze e preoccupa il 2021

    Credits: ANSA / CIRO FUSCO
    Di Alessandro Sahebi
    Pubblicato il 30 Gen. 2021 alle 17:45 Aggiornato il 30 Gen. 2021 alle 17:46

    Disuguaglianze in Italia: preoccupa il 2021 

    No, non siamo tutti sulla stessa barca, gli effetti economici della pandemia si stanno facendo sentire soprattutto tra le fasce di popolazione più deboli e potrebbero aggravarsi nei prossimi mesi. Il Covid ha dato un’accelerazione globale delle disuguaglianze, anche in Italia, e come riportato dalla recente pubblicazione di Oxfam “DisuguItalia 2021” questo avrà probabilmente effetti sul lungo periodo sulla tenuta del tessuto sociale del nostro Paese. 

    La fotografia pre-pandemica
    Anche prima dello scoppio della pandemia le disuguaglianze in Italia erano particolarmente caratterizzate da un ampio squilibrio nella distribuzione della ricchezza nazionale, aumentato negli ultimi vent’anni anche per effetto di politiche deboli e scarsamente progressive. A metà del 2019 il 10% della popolazione italiana più ricca possedeva sei volte la ricchezza complessiva della metà più povera della popolazione.

    Il giorno precedente allo scoppio della pandemia lo scenario non era dunque dei migliori: un italiano su sei non era in grado di fronteggiare uno shock economico repentino. L’Italia in Europa si posiziona inoltre da qualche decennio tra le posizioni peggiori in termine di mobilità sociale e indici di disuguaglianze, condizione che con gli effetti economici della pandemia probabilmente vedremo peggiorare nei prossimi anni.

    Covid, il colpo di grazia per il benessere di molti italiani
    La ricchezza è una delle dimensioni del benessere che influenza aspetti collettivi, psicologici e materiali e una cattiva distribuzione comporta maggiori costi sociali, minore efficienza e minore crescita. L’equilibrio economico, già molto precario in precedenza, sembra però essere sempre più sbilanciato: la pandemia ha impoverito chi aveva di meno.

    Ad ottobre 2020 era stata Caritas a lanciare l’allarme: i “nuovi poveri”, ovvero coloro che hanno chiesto aiuto per la prima volta quest’anno, erano passati dal 31% al 45% del totale. Dati precisi al momento non possono essere estrapolati, le rilevazioni sono ancora in fase di elaborazione, ma esistono proiezioni che disegnano sullo sfondo temporale del nostro Paese scenari preoccupanti. Secondo le stime della Banca d’Italia coloro non in grado di fare fronte a più di tre mesi senza reddito sono passati dal 40% al 55% in un solo anno, più di un nucleo familiare su due dunque è a rischio povertà finanziaria.

    Le quote di nuclei familiari che potrebbero avere avuto un calo delle proprie entrate si attesta al 25%, una su quattro. 
    Ad attenuare la crisi economica (o a congelarne gli effetti), va detto, sono stati gli aiuti di Stato: secondo stime citate da Oxfam grazie al supporto del Governo l’aumento dell’incidenza della povertà sarebbe stato contenuto a +2,2% (anziché al previsto +8.8%) e il calo di reddito generale delle famiglie si sarebbe fermato ad un -6,1% (anziché il -19,3% previsto senza i sussidi). Anche in questo caso i dati reali devono essere elaborati in maniera definitiva.

    La macchina dello stato sociale sembra aver retto l’onda d’urto economica del Covid, ma al di là dei numeri non regna l’ottimismo: “L’ottimismo appare poco giustificato – riporta Oxfam nel report – se si pensa che la riduzione delle disparità reddituali si sia accompagnata ad un calo dei redditi per una quota ampia della popolazione meno abbiente”. Il messaggio di fondo che se ne trae è dunque di monito alle istituzioni circa gli indesiderabili impatti su povertà e disuguaglianze che l’interruzione o l’attenuazione delle misure di tutela e supporto pubblico prima di un pieno recupero dell’economia possano provocare sulle famiglie italiane. 

    Crescono i patrimoni dei super ricchi, lo sblocco dei licenziamenti e degli sfratti preoccupa
    Nel 2020 un terzo delle famiglie italiane ha dovuto chiedere interventi di sostegno per fare fronte alla propria condizione economica. Ad attutire l’impatto sociale e a tutelare il diritto al lavoro e alla casa ci hanno pensato due misure straordinarie di congelamento di licenziamenti e sfratti, misure che tuttavia arriveranno all’epilogo, salvo proroghe, a fine giugno e che potrebbero innescare una vera e propria bomba sociale.

    Non hanno invece sofferto i paperoni più paperoni d’Italia, che secondo una stima di Forbes avrebbero aumentato i propri patrimoni: i 36 individui più ricchi hanno aumentato la propria ricchezza di oltre 45,7 miliardi di euro, pari a 7.500 euro per ognuno dei 6 milioni più poveri dei nostri connazionali. Due Italie a due velocità che rischiano, secondo molti, di spaccare inevitabilmente il tessuto sociale del nostro Paese.

    Progressività, nuove generazioni e istruzione
    Non si limita alla fotografia di un sistema che non funziona più. Il rapporto di Oxfam va oltre e propone un’agenda di ridistribuzione simile a quelle proposte da diversi economisti in tutto il mondo, tra cui il premio Nobel Joseph Stiglitz, che ne ha evidenziato il potenziale di crescita. Una riforma fiscale più progressiva innanzitutto, che non abbia paura di chiedere a chi ha di più uno sforzo maggiore. Un mercato del lavoro che sia in grado di ridare dignità alla working class, in modo che le ricchezze vengano ridistribuite e spese sul territorio. Un implementazione degli strumenti di mobilità sociale, soprattutto per i giovani che vedono sempre più lontana la possibilità di migliorare le condizioni economiche ereditate dai propri genitori. Investimenti nell’istruzione, in cui l’Italia è fanalino di coda in Europa, affinché il divario educativo possa essere colmato sin dai banchi di scuola.  Le idee ci sono dunque, a questo punto la palla passa dunque alla politica: ridistribuire è solo una questione di scelta. E anche non farlo lo è.

    Leggi anche: 1.
    Disuguaglianze: ricorderemo il 2020 come uno degli anni peggiori (di Alessandro Sahebi); // 2. Il 14% dei Paesi ricchi avrà il 53% delle dosi di vaccino: la bomba sociale che l’Europa finge di non vedere // 3. Non è vero che i poveri sono poveri perché hanno preso decisioni sbagliate

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