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    Il Brasile “boccia” il vaccino russo Sputnik. “Contiene adenovirus capace di replicarsi”

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 28 Apr. 2021 alle 20:17 Aggiornato il 28 Apr. 2021 alle 20:57

    L’Agenzia di vigilanza sanitaria del Brasile (Anvisa) ha dato parere negativo in merito all’autorizzazione alla somministrazione del vaccino anti-Covid russo Sputnik V perché “contiene adenovirus replicante”. Secondo la Russia non si tratta di un parere tecnico ma di una scelta politica, legata alle pressioni degli Stati Uniti.

    A spiegare le ragioni dell’ente brasiliano è il chimico farmaceutico Derek Lowe sulla rubrica online In the pipeline ospitata sul sito-web della rivista Science. Secondo il divulgatore scientifico, la decisione adottata dal Brasile nasconde “diversi motivi”. In particolare, Anvisa ha rilevato come ogni singolo lotto vaccinale dell’Istituto Gamaleya basato sul vettore virale Ad5 su cui sono disponibili dati scientifici parrebbe “contenere ancora adenovirus competente per la replicazione“.

    L’esperto riporta quanto emerso da un’audizione tenuta ieri dall’ente brasiliano per valutare l’eventuale somministrazione del vaccino nel Paese, a cui ha dato parere contrario. I tecnici brasiliani infatti non sono riusciti a sciogliere i dubbi sul processo produttivo dello Sputnik V, a causa della mancanza di dati messi a disposizione dai russi.

    Anche Roberto Burioni ha commentato la decisione delle autorità brasiliane, citando un passaggio del parere tecnico di Anvisa. “Il problema di Sputnik sembra essere grave”, ha scritto il virologo su Twitter. “Il vaccino dovrebbe essere costituito da virus incapace di replicarsi, mentre TUTTI i campioni analizzati in Brasile contenevano virus IN GRADO DI REPLICARSI. Non stupisce la bocciatura all’unanimità”.

    La scelta di Anvisa, secondo l’ente brasiliano, si basa sui documenti forniti dal produttore del vaccino russo e sui pareri già espressi dalle competenti autorità di altri Paesi. Secondo gli esperti brasiliani, i “rischi intrinseci” allo Sputnik V sono “troppo grandi” per autorizzarne la somministrazione. Il parere tecnico dell’autorità brasiliana si fonda in particolare sulle ispezioni condotte in Russia, dove i tecnici di Anvisa non avrebbero avuto accesso ad alcune strutture, ravvisando problemi nel giro di controlli in altri due stabilimenti produttivi.

    Il Russian Direct Investment Fund (Rdif), responsabile della commercializzazione all’estero del vaccino russo, ha accusato l’ente brasiliano di avere “motivazioni politiche”, sottolineando la sicurezza e l’efficacia del siero già approvato in 61 Paesi del mondo. “I ritardi di Anvisa nell’approvazione dello Sputnik V sono, purtroppo, di natura politica e non hanno nulla a che fare con l’accesso alle informazioni o con la scienza”, ha scritto in portoghese il Rdif su Twitter.

    Intanto proseguono i contatti tra le autorità brasiliane e russe, come confermato dal portavoce del Cremlino, Dimitrij PeskovSe mancano i dati, saranno forniti. Non devono esserci dubbi su questo.

    Leggi anche: Il paradosso del vaccino Sputnik: la Russia deve importarlo perché non può produrlo

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