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    L’allarme dei cardiologi: “Con i reparti chiusi per Covid si rischiano più decessi”

    Credits: ANSA

    Con la prima ondata i ricoveri cardiologici erano diminuiti di oltre il 50 per cento e la mortalità era aumentata. Ma quello che sta succedendo con la seconda ondata rischia di avere conseguenze ancora più drammatiche

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 29 Ott. 2020 alle 14:55

    Il blocco dei reparti di cardiologia in alcuni ospedali italiani a causa dell’emergenza Covid rischia di avere conseguenze ancora più drammatiche rispetto alla scorsa primavera, quando la paura del contagio ha dimezzato i ricoveri per infarto e triplicato la mortalità. A denunciare la situazione sono i cardiologi della Sic (Società italiana di cardiologia), come riporta l’agenzia Agi.

    “Durante la prima ondata della pandemia i ricoveri ospedalieri di emergenza per infarti e ictus si sono dimezzati per paura del contagio, molte persone sono morte a casa o sono sopravvissute con danni gravi al cuore e al cervello, perché gli eventi cardiovascolari gravi sono ‘tempo-dipendenti'”, dichiara Ciro Indolfi, Presidente SIC e Ordinario di Cardiologia Università Magna Graecia di Catanzaro. “La Società Italiana di Cardiologia è stata la prima al mondo a dimostrare durante la pandemia la riduzione di oltre il 50 per cento dei ricoveri cardiologici, accompagnata da un aumento di tre volte della mortalità ospedaliera, dati poi confermati nelle altre nazioni europee e negli Stati Uniti. Oggi i ricoveri ospedalieri di emergenza”, aggiunge Indolfi, “sono tornati a livelli di normalità, con una modesta flessione per un ritorno, ancora lieve, della paura del contagio. Ma in alcune Regioni, soprattutto al Sud, gli ambulatori cardiologici sono stati chiusi e i reparti di cardiologia svuotati perché è in aumento il numero del personale sanitario contagiato Covid o perché molti reparti cardiologici sono stati convertiti a reparti Covid-19”.

    Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia con più di 240mila morti ogni anno. L’allarme dei cardiologi arriva perché, con la sospensione degli ambulatori cardiologici, dei reparti e delle UTIC a causa del Covid, il rischio è quello di vanificare gli straordinari progressi della cardiologia che negli ultimi vent’anni hanno allungato la vita di 5 anni.

    “Se i numeri dei contagiati aumenteranno ulteriormente”, avverte il cardiologo, “è prevedibile un impatto della pandemia sulle malattie cardiovascolari ancora maggiore rispetto allo scorso marzo. Infatti, il rinvio di visite, controlli e ricoveri per interventi di angioplastica coronarica e di altre procedure elettive, come la Tavi, la Clip mitralica, i pacemakers, defibrillatori, le ablazioni per fibrillazione atriale, sommandosi ad arretrati difficili da smaltire, rischia già dal prossimo mese di portare ad un aumento della mortalità e della disabilità superiore a quello della prima ondata, a cui si aggiunge un rischio due volte maggiore di non sopravvivere al virus di chi soffre di malattie cardiovascolari”.

    “Se non si interviene rapidamente a potenziare i reparti di cardiologia, gli ambulatori e le rete dell’emergenza cardiologica, attraverso programmi di intervento condivisi con le autorità sanitarie locali, la prevenzione, la diagnosi e la terapia dell’infarto e delle altre patologie cardiovascolari diventeranno difficili, con conseguenze facilmente immaginabili”, spiega Pasquale Perrone Filardi, ordinario di Cardiologia alla Federico II di Napoli, e Presidente eletto Sic.

    “Servono riforme strutturali e organizzative sostanziali e immediate”, aggiunge il rappresentante dei cardiologi, “nuovi finanziamenti per assunzione di personale medico e sanitario, l’aggiornamento tecnologico degli ospedali e un mantenimento dei posti letto in cardiologia, per scongiurare conseguenze peggiori della scorsa primavera. Bisogna inoltre richiamare l’attenzione dei pazienti a rischio sulla necessità di curare i fattori di rischio cardiovascolari (ipertensione, ipercolesterolemia, obesità, diabete) al fine di evitare che la polarizzazione dell’attenzione sulla epidemia Covid distragga i pazienti portatori di patologie croniche cardiovascolari dalle terapie di prevenzione, con conseguente possibile aumento degli eventi cardiovascolari nel prossimo futuro”.

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