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    Cos’è il Super green pass, la certificazione rafforzata che limita i movimenti dei non vaccinati

    La protesta "No Green Pass" tenuta lo scorso sabato 20 novembre al Circo Massimo, a Roma. Credit: ANSA/ MASSIMO PERCOSSI
    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 22 Nov. 2021 alle 13:37 Aggiornato il 22 Nov. 2021 alle 14:09

    Cos’è il Super green pass, la certificazione rafforzata che limita i movimenti dei non vaccinati

    L’accelerazione della pandemia sta spingendo il governo a correre ai ripari e valutare nuove misure per contenere la quarta ondata di Covid-19 che sta attraversando l’Europa.

    Per favorire la campagna per la terza dose e i nuovi richiami del vaccino, nei prossimi giorni l’esecutivo guidato da Mario Draghi potrebbe approvare un nuovo decreto che conterrà una stretta sull’uso del green pass, la certificazione verde rilasciata a chi è vaccinato, è guarito da Covid-19 o si è sottoposto a tampone.

    Le nuove regole per il “super green pass”, come è stato già definito dai giornali, potrebbero introdurre molte limitazioni per chi non si è vaccinato. Secondo le anticipazioni emerse finora, per chi non ha ricevuto il vaccino anti-Covid non sarà più possibile accedere ad attività al chiuso come bar, ristoranti, palestre, teatri, cinema, stadi e musei e anche gli impianti sciistici dopo aver effettuato un tampone. Il governo sta infatti valutando se limitare l’utilizzo del tampone molecolare o antigenico solamente al lavoro o ai viaggi, riducendone anche la validiità, che passerebbe da 72 a 48 ore per il tampone molecolare e da 48 a 24 ore per il tampone antigenico (o rapido).

    Al vaglio del governo anche la possibilità di rendere la certificazione obbligatoria per accedere ai trasporti pubblici, mentre la durata del certificato passerebbe a 9 mesi dai 12 attuali. Per i non vaccinati, il governo potrebbe prevedere limitazioni anche per le attività all’aperto.

    Le novità verrebbero incontro alle richieste di diversi presidenti di regione, che negli scorsi giorni hanno chiesto al governo di limitare eventuali restrizioni ai soli non vaccinati, nel caso l’aumento di ricoveri e contagi di Covid-19 porti al passaggio in zona gialla o arancione. “Servono al più presto misure differenziate, in modo da favorire l’adesione alla campagna vaccinale degli ultimi indecisi e dare certezze ai ristoratori, agli albergatori, ai negozianti”, ha detto ieri il presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimilliano Fedriga, a capo della conferenza delle regioni. “Non è una discriminazione, è la garanzia per non chiudere tutto”.

    Secondo il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, le limitazioni ai non vaccinati scatterebbero nel caso una regione passasse in zona arancione. “Non parlerei di lockdown per non vaccinati. Ma con il peggioramento della situazione epidemiologica e il passaggio in arancione di alcune Regioni, un provvedimento che prevede già in automatico una serie di restrizioni, penso che queste limitazioni non debbano essere pagate da chi è vaccinato”, ha detto Costa a Tg2 Italia su Rai 2. “Penso, tolto l’accesso al lavoro e ai bisogni di prima necessità, che per certe attività come i ristoranti, i cinema, il teatro, si debbano limitare solo a chi vaccinato”, ha aggiunto.

    Secondo il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, uno dei più accesi sostenitori delle nuove misure, le restrizioni ai non vaccinati dovrebbero invece scattare già in zona gialla. “Lo scambio logico è semplice, anziché applicare le regole delle zone ai territori le applichiamo alle persone, e nella fattispecie ai non vaccinati”, ha detto in un’intervista a Il Messaggero.

    I presidenti delle regioni discuteranno delle nuove norme con il governo nelle prossime ore, prima della convocazione nei giorni successivi della cabina di regia politica che anticiperà il consiglio dei ministri in cui si dovrà approvare il decreto.

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