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    Coronavirus, a Brescia in 3 settimane l’88% dei morti in più. I veri numeri dell’epidemia al Nord

    Medici e infermieri al lavoro senza sosta nel reparto di terapia intensiva passato da 5 a 17 letti per curare i pazienti covid all' ospedale di Vizzolo Predabissi, 24 Marzo 2020. Ansa/Andrea Canali

    Il Sistema di sorveglianza della mortalità del ministero della Salute ha raccolto i dati delle anagrafi dei comuni: in 3 settimane a Milano quasi 300 morti in più rispetto a quelli attesi, a Brescia 100

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 31 Mar. 2020 alle 09:06

    Coronavirus, a Brescia in 3 settimane l’88% dei morti in più. I veri numeri dell’epidemia al Nord

    Oltre ai numeri forniti quotidianamente dai bollettini della Protezione Civile, a darci l’idea delle conseguenze dell’epidemia di Coronavirus in Italia sono i dati delle anagrafi dei comuni del Nord Italia. Queste cifre vengono raccolte dal Sistema di sorveglianza della mortalità del ministero della Salute, gestito dal Dipartimento di epidemiologia del Lazio, che da anni misura l’indice dei morti in 33 città campione.

    “L’eccesso di mortalità è calcolato come differenza tra la mortalità osservata e quella attesa, utilizzando come dato di riferimento la serie storica dei 5 anni precedenti”, ha spiegato la direttrice del Dipartimento Marina Davoli a Repubblica. Lo studio valuta i decessi fino a una decina di giorni fa, ma più avanti i numeri sui morti forniti dalle anagrafi permetteranno di capire il reale impatto dell’emergenza Coronavirus.

    Dai dati risulta che in 21 giorni sono stati quasi cento i morti in più a Brescia rispetto a quelli attesi sulla base del confronto con gli anni precedenti: i decessi avrebbero dovuto essere 112, e invece sono stati 210 (l’88 per cento in più). A Milano sono stati 300 in più, 1.102 contro le 813 attese (+36 per cento). Percentuale simile anche a Genova, dove i morti sono stati il 38 per cento in più rispetto a quelli attesi. A Bolzano i morti sono stati il 34 per cento in più, a Torino il 16 per cento. I dati non sono drammatici a Bologna (+11 per cento) né a Venezia (7 per cento in più) e a Verona (+12 per cento). A Roma la situazione è rimasta stabile, come anche nelle città del Sud Italia.

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