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    Coronavirus, il sindacato degli infermieri in Lombardia: “Siamo eroi? Ora la Regione ci ascolti”

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 6 Lug. 2020 alle 15:50

    Coronavirus, il sindacato degli infermieri in Lombardia: “Siamo eroi? Ora la Regione ci ascolti”

    “Il Governo nazionale e la Regione Lombardia ci devono ascoltare. Altrimenti non ci fermeremo. Altrimenti andremo a Roma”. Angelo Macchia, responsabile di Nursing Up Regione Lombardia ripete l’appello gridato dal palco di piazza Duomo sabato scorso. Milano è stata capitale per un giorno della protesta nazionale degli infermieri: oltre 1500 arrivati da tutte le regioni d’Italia. Durante la pandemia, il ruolo degli infermieri è stato testimoniato drammaticamente da chi ha messo la propria vita a rischio per il paese e per gli altri, ma che adesso – sottolinea Macchia – dopo essere stato “giustamente celebrato” deve essere riconosciuto con azioni concrete “concedendo alla categoria un aumento di stipendio adeguato a quel ruolo”. Non solo: “Gli organici sono fermi a una delibera del 1998, ma i tempi di assistenza sono cambiati, quindi quegli organici non bastano più. Abbiamo chiesto alla Regione di modificare la delibera. Ma non c’è nulla da fare, ci siamo trovati davanti a un muro”

    “Dovevano arrivare 82 milioni di bonus dalla Regione, poi si scopre che agli operatori che hanno combattuto il Covid in corsia ne arrivano sì e no il 50 per cento. Gli altri soldi sono trattenuti fra oneri riflessi, Irap e Irpef e quant’altro. E hanno inserito fra gli aventi diritto figure che non c’entravano, figure amministrative di cui abbiamo massimo rispetto, ma che non erano vicine ai pazienti: un conto è lavorare sulle carte negli uffici, un conto intervenire sui corpi dei malati in piena pandemia, fra letti, corsie, sale di rianimazione. Abbiamo detto chiaro e tondo che non sopportavamo questa situazione. Ma per ora non ci hanno ascoltato”. E conclude: “Speriamo che non ci sia un ritorno della pandemia, ma si sappia che se dovesse tornare, i responsabili politici non hanno ancora fatto nulla per aumentare i posti di terapia intensiva, per aumentare gli organici dei professionisti che dovrebbero fronteggiarla”.

    All’interno della questione nazionale, espressa con vigore sabato dal presidente nazionale di Nursing Up, Antonio De Palma, che ha rivendicato l’aumento di 500 euro sugli stipendi degli infermieri, esiste dunque una “questione lombarda“, dovuta anche alla frammentazione del servizio sanitario nazionale, che ormai è in gran parte gestito dalle regioni. Sabaro a Milano la delegazione lombarda era presente numerosa e ben distribuita fra le varie province, a cominciare da Bergamo, Brescia, Mantova, Varese, oltre che ovviamente dagli infermieri delle strutture sanitarie di Milano e delle città attorno al capoluogo. Le stesse province, gli stessi ospedali, ricordiamolo, dove contro il Covid 19 tutto il personale sanitario ha combattuto una vera e propria guerra di trincea, sempre in prima linea.

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