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    Coronavirus, individuate tracce di Rna nello sperma di alcuni pazienti: lo studio

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 8 Mag. 2020 alle 16:55 Aggiornato il 8 Mag. 2020 alle 18:40

    Coronavirus, individuate tracce di Rna nello sperma di alcuni pazienti

    Lo studio di un gruppo di ricercatori cinesi pubblicato sulla rivista scientifica Jama Network Open ha individuato RNA virale del Coronavirus SARS-CoV-2 nello sperma di alcuni giovani pazienti colpiti da forma acuta di Covid-19. Al momento gli scienziati non hanno ben chiari quali possano essere le implicazioni di questa scoperta, ma invitano alla cautela fino a quando le circostanze della scoperta non saranno approfondite: occorre infatti verificare se la carica di virus sia in grado di contagiare un’altra persona, e capire per quanto tempo il Coronavirus possa permanere nel tessuto testicolare dopo la guarigione.

    Come spiegato dai professori Peter Ellis, Mark Wass e Martin Michaelis in un articolo pubblicato sulla rivista di approfondimento The Conversation, nel caso dell’Ebola il virus è stato rilevato nello sperma dei pazienti guariti fino a tre anni di distanza dal contagio, e la trasmissione può avvenire per via sessuale anche a mesi di distanza dal recupero. Ulteriori ricerche dovranno essere condotte anche su pazienti asintomatici. È stato un team di ricerca guidato da scienziati dell’Ospedale Generale dell’Esercito di Liberazione del Popolo Cinese e del Centro nazionale di ricerca clinica per le malattie renali, in collaborazione con i colleghi del Dipartimento di Nefrologia dell’Ospedale di Pechino-Chaoyang e dell’Ospedale Municipale di Shangqiu, a condurre lo studio.

    Coordinati dal dottor Diangeng Li, che lavora presso il Dipartimento per le malattie respiratorie di Nanlou dell’ospedale militare, i ricercatori hanno individuato l’Rna del Coronavirus nello sperma di quattro dei quindici pazienti in condizioni gravi ricoverati tra il 26 gennaio e il 16 febbraio di quest’anno all’ospedale di Shangqiu e in due tra i 23 pazienti in fase di recupero. Il test non indica se il virus identificato sia infettivo o meno e, data l’elevata contagiosità della SARS-CoV-2 per vie non sessuali, è difficile immaginare come questa possa essere sostanzialmente aumentato dalla trasmissione sessuale.

    “L’unico scenario in cui la trasmissione sessuale potrebbe essere un problema sarebbe se il virus persistesse nel tessuto testicolare per lunghi periodi e se i guariti lo trasmettessero sessualmente dopo il loro recupero”, avvertono Ellis, Wass e Michaelis su The Conversation. Per questo, prima di chiarire le implicazioni della scoperta, la carica virale e il tempo di resistenza di Rna nello sperma, al fine prevenire potenziali rischi di contagio attraverso il liquido seminale, gli scienziati raccomandano ai pazienti guariti di indossare sempre un preservativo.

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